<SCOUT, BIT & TAMBURI>
Bollettino telematico di informazione
a cura del Gruppo di Sperimentazione Informatica

Numero 12 - Aprile 1998

Intervista al Sottosegretario
del Ministero delle Comunicazioni

L'On. Vincenzo Vita è Sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni.
In questa intervista traccia un bilancio dell'attività ministeriale degli ultmi 20 mesi,
delinea un possibile cammino evolutivo per il Ministero
dopo l'attivazione dell'Autorità di settore
e illustra le principali priorità regolatorie in tema di Telecomunicazioni

 

Quali sono i principali risultati della attuale "gestione"
del Ministero?
La nostra attività fino ad oggi può essere vista come una
"Fase 1". Che si va esaurendo, lasciando il posto ad una
fase nuova. Quando ci siamo insediati, abbiamo ereditato
una situazione angosciante: un paese che non aveva una
regolamentazione adeguata per avviare il processo di
liberalizzazione. Abbiamo ereditato una situazione
stagnante, che potremmo definire di pre-liberalizzazione,
caratterizzata non solo da un corpo di norme disorganiche
ma anche di abitudini e costumi tipici di un paese abituato
alla cultura dei monopoli.

Nonostante tale situazione, siamo riusciti a costituire (e
di questo sono molto grato al Ministro Maccanico) una
equipe di lavoro omogenea e affiatata senza guardare in
faccia nessuno, senza pressioni. Questa libertà d'azione
è (pur con la consapevolezza dei ritardi che ancora
abbiamo e degli errori che ogni tanto facciamo) la cosa che
mi rende più tranquillo. Abbiamo cominciato la corsa
contro il tempo per dare all'Italia in tempi brevi una
normativa adeguata ai mutamenti che stanno avvenendo con
velocità impressionante nel mondo delle comunicazioni,
predisponendo due strumenti normativi di fondamentale
importanza, che costituiscono la normativa di riferimento
per la nuova disciplina del settore tlc:

- Il disegno di legge 1021, poi diventato legge 249 nel
luglio scorso, che riguarda la costituzione dell'Autorità,
la liberalizzazione e le regole antitrust. E' la legge con
la quale abbiamo riallineato l'Italia alla normativa
comunitaria.
- Il Regolamento delegato del settembre scorso, il DPR 318,
mediante il quale abbiamo completato il processo di
recepimento nel nostro ordinamento interno di tutte le
direttive comunitarie di armonizzazione e di
liberalizzazione nel settore delle tlc. Il regolamento
recepisce, ai sensi della legge 650/96, le direttive
95/51/CE, 95/62/CE, 96/19/CE e, ai sensi della legge
189/97, anche la direttiva 96/2/CE sulle comunicazioni
mobili e personali.

Tra questa che ho definito la "Fase 1", dedicata alla
realizzazione dell'impianto normativo fondamentale e la
successiva "Fase 2" c'è un trait d'union, il disegno di
legge 1138, che ha iniziato il suo iter al Senato presso l'
VIII Commissione.
Questo disegno di legge costituisce il completamento della
legge 249/97

(definisce il nuovo assetto societario della Rai, gli
affollamenti pubblicitari, le quote di produzione e
diffusione di opere e film italiani ed europei e,
finalmente, tratta dell'emittenza radiotelevisiva locale)
e, al tempo stesso, il ponte tra le due fasi, in quanto
rappresenta un pò di più dell'avvio di un nuovo sistema
di regole e un pò di meno della completa realizzazione
della riforma, che noi vorremmo.

Anche se la "Fase 1" si è conclusa in tempi brevissimi,
spesso siamo stati accusati di essere in ritardo. E'
verissimo. Voglio solo aggiungere, però, che il ritardo
che abbiamo su diverse questioni è un peccato veniale
rispetto al peccato mortale di coloro che ci hanno
preceduto. So bene che siamo indietro. Se potessi fare una
pubblica ammissione di fronte a tutti gli operatori, direi,
"Si, Signori, in Italia siamo un pò in ritardo", ma
sottolineo un pò". Vi posso assicurare che proiettando la
situazione di due anni fa così com'era senza la forte
accelerazione che noi abbiamo impresso, oggi non saremmo
solo "un pò" in ritardo, ma non saremmo neanche agli inizi
del processo di liberalizzazione.

Siamo ancora un pò indietro, ma questo dipende dal fatto
che siamo partiti con un notevole svantaggio. Solo per fare
un esempio. Quando il nostro governo si è insediato, in
Italia non si poteva fare la multimedialità, perchè la
normativa allora vigente non lo permetteva. Se la rai o il
gestore di telefonia o Mediaset volevano fare
multimedialità, dovevano violare la legge.


In cosa consiste, invece, la "Fase 2"?

La fase che ora vorremmo concludere rapidamente è quella
operativa, quella dell'attuazione della riforma in
concreto. In altre parole vorremmo dare il via alla
realizzazione delle grandi politiche sulle infrastrutture,
di cui l'Italia ha estremamente bisogno e che si merita.

La "Fase 2", che stiamo appena avviando, riguarderà la
riforma del ministero delle comunicazioni, della sua nuova
funzione di coordinamento che ne costituisce il futuro e
l'introduzione di un nuovo modello di governo del sistema.

Cambierà anche il rapporto con i gestori, costituito su
basi diverse da veri regolatori. Ad esempio, dovrà essere
rivisto lo schema delle tariffe telefoniche. I primi passi,
come gli sconti tariffari per l'accesso ad Internet
(peraltro molto criticati per la loro insufficienza) sono
stati frutto di una battaglia durissima. Su tale terreno
dobbiamo diventare anche noi finalmente terra di diritti,
di pari opportunità e non di scambi di poteri. E' un
grande tema democratico, che si intreccia con
l'alfabetizzazione elettronica e informatica, con una nuova
fase tecnologica.

In questa "Fase 2" sarà molto importante il nostro ruolo
propulsivo, di "motore di innovazione", come è avvenuto
per il confronto sulla piattaforma digitale nel campo
radiotelevisivo, dove è stato determinante il nostro
contributo. Il problema dell'innovazione tecnologica è un
problema primario per un Paese che vuole stare in Europa
non solamente con l'Euro, ma all'interno di un ciclo
virtuoso di sviluppo. Già nei ragazzi, nei giovanissimi
c'è un immaginario che si proietta in un universo
tecnologico nuovo e noi dobbiamo percorrere il tratto di
strada decisivo per permettere che il contesto normativo,
amministrativo e di governo sia adeguato a favorire quel
passaggio. La nostra " generazione di mezzo" ha il dovere
di dare il proprio contributo al paese per effettuare un
salto di qualità strutturale verso le nuove tecnologie.

Un'altra bella battaglia culturale e politica è quella
sulle Poste. Delle tre materie in cui è competente il
Ministero delle comunicazioni, radiotelevisione, tlc e
Poste, questa delle poste è tutt'altro che secondaria o
meno importante, perchè in un sistema moderno un apparato
postale evoluto, che sappia sfruttare la grande rete di
14.700 uffici postali, è una grande risorsa. Mettere in
connessione le poste con il resto del sistema allargato
della comunicazione è un progetto che ci piacerebbe
portare a termine. Intanto abbiamo dato all'Ente poste una
fisionomia di azienda, in grado di stare sul mercato.

Sono ben consapevole del fatto che la Spa non sia la
panacea, ma è ben vero che questa trasformazione
strutturale contribuisce all'uscita del vecchio modello
burocratico che faceva del Ministero delle poste e
telecomunicazioni un Ministero molto appetibile per certi
strati del potere clientelare. Si tratta di arare un
terreno molto fertile, niente affatto sterile e privo di
prospettive, quale è stato più volte descritto. Siamo, in
realtà di fronte ad una organizzazione di mezzi e uomini
che, con alcuni accorgimenti meno complicati di quanto si
possa immaginare, può diventare straordinariamente utile
alla comunità. Speriamo di farcela.


Quale sarà il ruolo del Ministero dopo l'attivazione
operativa dell'Authority?

Su questo tema non c'è ancora una linea definitiva; posso
azzardare un'idea su cui riflettere, che trovo
interessante.

In un paese moderno, che vuole scommettere
sull'innovazione, cosa serve affinchè si instauri una
logica di sistema? Prima di tutto serve un'Autorità di
regolamentazione, che abbiamo già individuato, poi serve
un forte controllo parlamentare su alcune tematiche di
interesse pubblico. Cosa rimane, invece, all'Esecutivo?
Sicuramente rimane una serie di compiti di carattere
puramente amministrativo: pratiche, autorizzazioni,
concessioni. Tutta quella quota di burocrazia residuale
che, comunque, esiste in questo settore e che non vorremmo
dovesse essere assorbita dall'Autorità. Questo non tanto
per sottrarre potere e competenze all'Autorità, quanto
piuttosto per essere coerenti con quella logica di non
appesantimento, che ha guidato la riforma. Anche questa è
una tematica da ripensare. Personalmente, sono un convinto
fautore della liberalizzazione, del passaggio dal sistema
concessorio al sistema delle licenze, della trasparenza,
dell'introduzione di automatismi.

Ma la funzione veramente significativa che spetta al
Governo è il coordinamento delle politiche sulle
infrastrutture. In questo modo si completa un triangolo
così composto: da un lato la regolamentazione, dall'altro
il controllo e da ultimo la politica delle infrastrutture,
oggi spezzettata tra diversi Ministeri (Industria,
Comunicazioni, Esteri, Dipartimento dell'Informazione e
dell'Editoria della Presidenza del Consiglio, ecc.).Credo
che questa competenza spezzettata debba essere ripensata.
Non ho una risposta conclusiva, ma pongo il problema. Penso
ad un coordinamento della politica delle infrastrutture,
che è qualcosa di più della politica industriale, che
faccia capo ad una struttura ministeriale rimodellata,
quale luogo di sintesi e di raccordo. Penso ad una più
generale politica italiana delle comunicazioni: l'agenda
delle priorità, i coordinamenti tra i vari segmenti, ecc.
Nella legge 249 è contenuta una iniziativa in questo
senso: il "Forum per lo sviluppo della società
dell'informazione". E' un tentativo di coordinare
competenze diverse finora dislocate presso vari Ministeri.


Su quali attività si è concentrato il "Forum"?

Il "Forum" nel suo primo anno di vita operativa ha svolto
un lavoro istruttorio. Mi rendo conto che possa sembrare
poco, ma le assicuro che rompere certe paratie, certi
compartimenti stagni non è così facile. Si è cercato di
costruire una struttura di coordinamento attraverso
l'individuazione dei gruppi di lavoro e la predisposizione
del materiale . Ora siamo al salto di qualità. Vorremmo
fare in modo che il forum - che al momento è istituito
presso la Presidenza del Consiglio e che coinvolge oltre la
stessa Presidenza e il nostro Ministero altri Ministeri
(Funzione Pubblica, Tesoro, Industria, Università e
Ricerca Scientifica, Lavoro e Previdenza sociale, Affari
Esteri, Pubblica Istruzione, Beni Culturali e Ambientali)
diventi il nucleo primordiale per aprire una stagione
nuova, con altre riforme e altri provvedimenti legislativi.


Quale sarà il modello operativo della Authority?

Quello dell'Authority sarà un "modello rovesciato"
rispetto alla tradizione ministeriale. Abbiamo fatto una
scelta di fondo, passando da un sistema molto legificato,
ma nella realtà poco regolato, ad un sistema con poche
regole, meno norme ( non a caso la legge 249/97 è molto
breve), ma con un'Autorità dotata di ampi poteri. Da un
modello "classico", fatto di grandi strutture complesse,
non pensate per una regolazione veloce, siamo passati ad un
organismo piccolo ma ad alta qualificazione professionale,
nucleo fondamentale di un possibile mosaico fatto di tanti
pezzi. L'Autorità, infatti può avvalersi della
collaborazione di tanti altri organismi: il Ministero, le
autorità regionali, gli ex Corerat ed altri soggetti.


Quali saranno le modalità di avviamento operativo della
Authority?

Siamo a buon punto. Una volta eletti il presidente e gli
otto Commissari, nulla osta a che prenda l'avvio la fase
organizzatoria in senso stretto, che richiede due atti
preliminari, da emanare quasi contestualmente: il
Regolamento sulla struttura ed il funzionamento
dell'Autorità ed il Regolamento di riorganizzazione del
Ministero delle comunicazioni. La contestualità va intesa
nel senso e uno degli aspetti più delicati del passaggio
dalla fase "ministeriale" a quella di funzionamento
dell'Authority riguarda l'esatta definizione delle
rispettive competenze. Queste, infatti, pur se descritte
molto bene nell'art.1 della legge 249/97, richiedono,
comunque, una serie di ulteriori specificazioni. Competenti
a predisporre ed emanare i due Regolamenti sono
rispettivamente la stessa Authority ed il Ministero.

Una volta predisposto il Regolamento, vi è la fase di
avvio operativo, ad iniziare dalla riorganizzazione del
personale. Il numero è fissato per legge in 260 unità, di
cui la metà reclutata dall'attuale Ufficio del Garante
per la radiodiffusione e l'editoria e dal Mini9stero delle
comunicazioni, mentre una quota ridotta può essere assunta
direttamente con contratto a termine sarà, probabilmente,
il primo compito della Authority in quanto andrà a
costituire il nucleo originario. Sarà questo nucleo a
definire - spero rapidamente - i criteri di scelta per le
130 unità che devono provenire dall'Ufficio del Garante e
dal Ministero. Saranno, poi, fissati dei criteri per
"andare a regime", presumibilmente con pratiche
concorsuali. Ritengo che i tempi di attivazione possano
essere molto rapidi. L'Autorità potrebbe iniziare a
funzionare da subito, non appena formato il nucleo
originario, i cui tempi di costituzione potrebbero essere
di circa un mese.


Quali sono a suo giudizio i temi prioritari in merito alla
regolamentazione?

Certe questioni sono tutte prioritarie, perchè c'è un
filo che le lega, una sorta di coessenzialità. Tuttavia,
tra queste ci sono scadenze più immediate ed, in
particolare, quelle legate alla liberalizzazione. L'avvio
pieno della liberalizzazione, con il varo dei regolamenti
sul servizio universale e sull'interconnessione, è la
questione prioritaria . E' per noi la "mission": noi siamo
il "Ministero della liberalizzazione". Il nostro compito è
rompere definitivamente tutte le incrostazioni monopoliste
o tardo-monopoliste. Non è facile e ancora non ci siamo
riusciti del tutto. E' questa la questione cruciale sulla
quale saremo giudicati quando un giorno ci verrà chiesto
conto di quanto è stato fatto.

Subito dopo - anche perchè per delega mi occupo di
Radiotelevisione - metterei il piano delle frequenze e le
nuove concessioni radiotelevisive. Mi limito solo a
qualche breve cenno sul grande capitolo del riassetto
radiotelevisivo, che chiudo immediatamente, perchè da solo
meriterebbe un libro a parte. La radiotelevisione è un
settore fondamentale del sistema delle comunicazioni,
perchè, se è vero che per alcuni aspetti costituisce la
parte ormai "vecchia" del sistema, è anche vero che,
essendo questo sistema fatto di vasi comunicanti, il
non-riassetto dei "vecchi media" avrebbe conseguenze
inevitabili anche sul nuovo. Non bisogna, poi, dimenticare
che la maggior parte delle risorse sta tuttora nei media
tradizionali.

A questo proposito, una delle battaglie più dure che
dovremmo cercare di vincere è la realizzazione di una
"ecologia della comunicazione" attraverso, ad esempio, un
abbassamento della quantità di pubblicità che transita
sulla vecchia televisione generalista. In questo settore
esiste una grande anomalia tutta italiana. Nel nostro
sistema, a maggiore quantità di spot televisivi rispetto
agli altri paesi europei, fa riscontro un flusso di risorse
pubblicitarie inferiore. Questo perchè non esiste un
mercato vero della pubblicità che, invece, è vista come
luogo di concentrazione, come luogo di poteri, piuttosto
che come risorsa effettiva.

Finchè non si spezza questo meccanismo, che vede il 58%
delle risorse pubblicitarie complessive appannaggio della
vecchia tv generalista, rischiamo di essere un paese
mediologicamente arretrato, con grave danno per la carta
stampata, per l'emittenza locale, ma anche per i settori
mediatici emergenti. L'allocazione delle risorse
pubblicitarie è una variabile chiave nella geopolitica dei
media. E' l'equivalente della pressione sanguigna per il
corpo umano. La distribuzione pubblicitaria dà una chiara
indicazione su tutto il resto del sistema: se la quota di
risorse pubblicitarie della televisione generalista è
superiore al 50% il sistema non funziona, è squilibrato;
se si va oltre un valore medio intorno al 30% significa che
gli altri mezzi sono compressi e che la pubblicità
televisiva, come avviene in Italia, è svenduta.

Dopo queste due priorità - liberalizzazione delle tlc e
messa a regime del comparto radiotelevisivo con
assegnazione di frequenze e concessioni - abbiamo
numerosissime altre questioni, come il riassetto delle
poste e lo "scadenziario" delle tlc, a cominciare dalla
gara per il terzo gestore mobile.

A liberalizzazione avvenuta, una volta che, per così dire,
ci si è "messi in regola" si possono finalmente fare altre
due cose importanti.

Primo, pensare un pò di più a Bruxelles. Sul piano
europeo fino a quando si è responsabili di qualche
infrazione, si conta poco; una volta "in regola" ci
piacerebbe poter dire un pò di più su alcuni processi,
anche sulla base della nostra esperienza.

Secondo, avere un ruolo sulle politiche industriali. Finche
non si è compiuto il processo di liberalizzazione, se ci
occupassimo troppo di questioni, quali ad esempio la
cablatura a larga banda, è chiaro che gli altri gestori
potrebbero dirci: " Perchè guardate con occhio di riguardo
Telecom?". Una volta definita la liberalizzazione credo che
il governo debba occuparsi delle politiche industriali,
anche "chiedendo conto" di quali siano le strategie
industriali, in quanto queste riguardano il Paese. In
particolare, per quanto riguarda il progetto Socrate,
anch'io sono preoccupato del freno che è stato messo alla
cablatura del territorio, perchè sento che questo problema
è anche un problema di civiltà, nel senso che quando si
frena lo sviluppo si crea un problema di evoluzione
mancata.

Un tema che ho lasciato per ultimo, in quanto estremamente
delicato, è quello relativo alle tariffe. Dopo la prima
fase, in cui sono stati introdotti alcuni pacchetti di
sconto, sono necessarie ulteriori "tranche" evolutive,
soprattutto per quanto riguarda le tariffe Internet sia per
i service provider sia per gli utenti. Su questo vi sono
due questioni che ritengo importantissime. La prima è il
superamento dei settori, che rappresentano un'altra
anomalia italiana. E' già stato raggiunto un obiettivo
significativo, dimezzando il numero dei settori (prima
erano 1.400, ora sono circa 700), ma credo si debba fare
ancora di più.

La seconda questione, correlata alla prima, riguarda le
tariffe di prossimità: i settori contigui non possono
pagare la tariffa interurbana. Mi sembra davvero da paese
preindustriale. In un certo senso, questo dovrebbe essere
un tema tipico della discussione sulle riforme
istituzionali, persino della riforma della seconda parte
della Costituzione. Mi spiego meglio: nel momento in cui si
introduce in Italia il principio del federalismo solidale,
dell'articolazione dei territori, anche il superamento dei
settori ne costituisce un punto rilevante. In questo modo,
infatti, si valorizzano anche nella loro autonomia alcune
aree territoriali omogenee. L'attuale struttura dei
settori, invece, è pensata per un sistema molto centrato,
con un unico nucleo che si irradia in tanti spicchi. Si
tratta di introdurre - azzardo un'idea - anche un pò di
"federalismo telefonico".

Le due questioni appena citate - superamento dei settori e
tariffe di prossimità - possono anche avere una tempistica
differenziata, con il superamento dei settori su un arco
temporale più lungo, a patto, però, che ci sia una scelta
impegnativa da parte di Telecom (e, domani degli altri
gestori) nella direzione del superamento della tariffa
interurbana per i settori contigui.

In una visione più generale di piena liberalizzazione
tutto il meccanismo delle tariffe va ripensato. E' un
passaggio culturale oltre che economico: le tariffe non
sono più un luogo di privilegio del monopolista
nell'ambito di una trattativa diretta con lo Stato, con una
platea inerte di utenti, diventano, invece, il mezzo di
conquista del mercato e, quindi, devono essere soggette ad
un processo di definizione diverso, anche con il passaggio
dal meccanismo delle tariffe a quello dei prezzi.


Da questo punto di vista una prima esperienza di queste
nuove modalità "post liberalizzazione" può essere
considerato il "tavolo tariffe" che nei mesi scorsi ha
affrontato il tema della definizione di un pacchetto di
tariffe agevolate sull'accesso Internet. Quale è il suo
giudizio sui risultati raggiunti e sul metodo utilizzato?

Il mio giudizio sui risultati ottenuti non è negativo; si
era partiti da una posizione così arretrata che, alla
fine, ho dato di quella discussione una valutazione a
consuntivo positiva. So che non tutti l'hanno pensata
così, anche alcuni operatori della rete.

Ritengo il risultato, per quanto migliorabile, comunque, un
passo avanti, che in quanto tale va valorizzato. Tal volta
siamo un pò timidi nel valorizzare quanto ottenuto. Nel
caso in oggetto, ad esempio, abbiamo ottenuto un pacchetto
di sconti che francamente è molto evoluto rispetto agli
altri paesi europei. Non è una cosa così modesta. Si
tratta, ora, di andare avanti su questo come su altri temi.

Quanto al metodo utilizzato è certamente interessante ed
applicabile ad altre questioni, cominciare da quelle citate
prima, relative a settori e tariffe di prossimità. Anche
qui - lo dico in termini un pò sloganistici - serve la
concertazione. Gli operatori privati, le associazioni, in
quanto punto di riferimento del consumo, non possono non
diventare parti integranti del processo di determinazione
delle tariffe. Cambia il modello, che non può più essere
quello ante liberalizzazione: "io monopolista mi tratto le
tariffe con il governo, magari in una dinamica stile do ut
des e le ri9verso così come sono sull'utenza". Adesso le
tariffe diventano uno strumento per conquistare
l'utente-cliente. In questo nuovo procedimento totalmente
diverso il "tavolo" diventa essenziale, non secondo uno
schema di trattativa quotidiana (che sarebbe ingestibile),
ma secondo uno scadenziario.

Dal punto di vista del metodo mi sembra interessante il
patrocinio che il Ministero ha dato per l'iniziativa, che
voi della Città Invisibile, avete promosso nelle zone
terremotate ("Tendopoli" N.d.R). E' un esperimento molto
interessante e significativo, un esempio di collaborazione
valido anche per il futuro: il Ministero è il Garante, il
promotore di iniziative che partono dal mondo associativo.
Si instaura, così, un rapporto proficuo in cui ognuno dà
il proprio contributo:

In sintesi, si tratta di introdurre un sistema a rete anche
nei rapporti istituzionali . L'esperienza di Tendopoli ne
è un esempio, ancorchè in una vicenda drammatica come il
terremoto. Il Forum può diventare il luogo di iniziative
di questo tipo.
Intervista realizzata da Mauro Del Rio.

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interConnessioni 4.0 - Martedì 3 Aprile 1998
Intervista a Vincenzo Vita
http://www.citinv.it/interConnessioni
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MAURO DEL RIO
Associazione Telematica "Città Invisibile"
mdelrio@delrio-family.dsnet.it

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