
INTERESSIAMOCI DEGLI ALTRI
Articolo comparso sulla rivista "La terra vista dalla Luna", rivista dell'intervento sociale. n.15 / maggio 1996 via Mentana 2b 00185 Roma tel.06-4467993
Descrizione della attività di servizio svolta
dalla zona Salario agesci in relazione alla
presenza dei rom nel territorio.
Vengono analizzate le modalità con cui è
stata fatta la proposta nelle tre branche e
quale funzione ha avuto la zona.
INFORMAZIONI SUL TESTO / DOCUMENTO
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Contenuti Educativi.......: Descrizione della attività di servizio svolta dalla zona Salario
agesci in relazione alla presenza dei rom nel territorio. Vengono analizzate le modalità con cui
è stata fatta la proposta nelle tre branche e quale funzione ha avuto la zona.
INFORMAZIONI SULL'AUTORE E SULLA SUA REPERIBILITA'
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Cognome e Nome..:
Indirizzo.......: c/o "La terra vista dalla Luna" via Mentana, 2b
CAP/Città/Prov.: 00185 Roma
Telefono/i......: 06-4467993
Eventuale Curatore del/i testo/i:
Digitazione per ScoutNet:
Cognome e Nome..: Marino Marinelli
Nodo ScoutNet...: 1907:392/102
Revisione per ScoutNet:
Cognome e Nome..: Sergio Strampelli
Nodo ScoutNet...: 1907:395/109
di Giampaolo Celani
Giampaolo Celani lavora presso il settore ambiente dell'Eni Risorse. E' attualmente Capo branco e
responsabile della Zona Salario Agesci di "Esploratori tra gli zingari"
"Ho visto in un campo nomadi di Roma molti ragazzi scout giocare con degli zingarelli. Per giunta, anche dei lupetti (Bambini di 8-11 anni). Perché ci vanno? Chi ce li manda?" (da commenti sentiti nel quartiere Salario-Parioli)
"In questi anni il servizio al Campo nomadi è stato per il mio Clan un'eccezionale occasione
educativa, nella quale tutti i ragazzi che l'hanno vissuta sono cresciuti in spirito di servizio e di disponibilità verso il prossimo. Inoltre hanno potuto e dovuto affrontare barriere culturali e
di comunicazione, i pregiudizi propri, delle famiglie, degli amici, dei Capi, trovando
poi il modo di razionalizzare queste esperienze, uscendone più maturi
nella capacità di instaurare rapporti e di capire i bisogni, più
critici rispetto alla complessità delle situazioni, più
problematici nella propria capacità di giudizio, talvolta con una
più acuta coscienza del significato politico del proprio agire. Una
conferma di tutto questo l'ho avuta quando con l'intera comunità del Clan
ci si è recati in un cantiere di lavoro Agesci in Albania: ogni ragazzo/a
è apparso pronto all'incontro e preparato a dover affrontare barriere
culturali ..." (da una relazione di un Capo Clan del gruppo Roma
40).
L'Agesci, Associazione Guide E Scout Cattolici
Italiani, è un movimento di giovani, in cui l'adulto, uomo o donna,
impegnato nel servizio educativo, offre ai ragazzi, in un clima di reciproca
fiducia, mezzi ed occasioni per una maturazione personale, insieme con la
testimonianza delle proprie scelte fatte liberamente e vissute con coerenza. Chi
aderisce al Patto Associativo fa sì che la sua azione educativa porti a
rendere liberi, nel pensare e nell'agire, non solo da quelle strutture che
condizionano e opprimono, ma anche da ogni accettazione passiva di proposte e
ideologie, come pure da ogni ostacolo che all'interno della persona ne impedisce
la crescita. Per raggiungere questo obiettivi lo scoutismo prevede che si
realizzino attività concrete, sulle quali il ragazzo/a è invitato
dal capo a riflettere, affinché abbia modo di conoscere se stesso e la
realtà.
Un detto scout afferma: "Lo scoutismo si fa con i
piedi", cioè non si parla ai ragazzi delle montagne e delle sue
bellezze, della fatica dello scalare e della gioia di arrivare alla meta,
bensì si invitano e si aiutano i ragazzi a organizzare una _route_, un
percorso, a farsi uno zaino che contenga il sufficiente per vivere all'aperto
una settimana, provare il gusto della fatica di portarselo personalmente sulle
spalle e della soddisfazione di riuscire a raggiungere l'obiettivo oppure
sostituendoli nel caso si fallisca, godendosi passo dopo passo la natura
circostante e la propria corporeità. L'esperienza viene vissuta con altri
coetanei affiché si abbia l'opportunità di condividere le proprie
sensazioni, scambiarsi le proprie opinioni, giocarsi fino in fondo scambiandosi
il sudore e il sorriso, provando insieme la provvisorietà e l'essenzialità. Infine
i ragazzi sono invitati a
riflettere sull'esperienza vissuta, a verificare se stessi, le proprie e altri
relazioni, affiché tutto non scorra via, ma sia un'"avventura"
utile per la propria vita e per quella degli altri. I Capi condividono questa
esperienza, anch'essi sono direttamente coinvolti ed hanno il compito di vivere
accanto ai ragazzi, sostenerli nei momenti difficili, valorizzare i momenti
importanti, mostrando senza reticenze se stessi in tutta la propria umanità.
Dal 1989 più di un centinaio di
ragazzi scout, dagli 8 ai 20 anni, hanno avuto modo di conoscere da vicino
alcune famiglie di rom Kaniarja stabilitesi nella loro città, Roma, nel
loro quartiere, Salario-Parioli, grazie ad alcuni Capi scout e volontari che
hanno mostrato sensibilità verso questa particolare forma di
emarginazione, coraggio nell'affrontare diffidenza e paure personali, dei rom e
dei _gagè_ (i "non zingari", secondo la lingua zingara), e
volontà nell'organizzare sperimentalmente, via via in modo
più strutturato, una opportunità di incontro e dialogo tra le due
comunità.
Una volontaria dell'Opera Nomadi
invitò un Clan Agesci (RM 3) a prendere le difese di un nucleo di zingari
insediatisi in un campeggio abbandonato
ai margini di un parco pubblico, in una zona estremamente poco frequentata.
Alcuni abitanti di un insediamento abitativo vicino, nella zona dei Parioli, preoccupata della
presenza di queste persone (in alcuni casi per alcuni reati compiuti da
sconosciuti ma attribuibili per luogo comune agli zingari), si organizzarono in
un movimento di dura protesta. La volontaria, Donatella, e la Comunità
Capi di quel gruppo scout pensarono che fosse importante testimoniare una
presenza dialogante, ragionevole, che si prendeva la responsabilità di
sostenere gli zingari. Alla proposta i ragazzi del Clan si resero disponibili,
presero posizione e parteciparono ai sit-in pro-rom ... Da lì, da una
questione di principio, nacque la voglia di conoscere da vicino delle persone,
la cui fama negativa è iscritta nei geni della grande maggioranza dei
ragazzi e dei loro Capi. Si sparse la voce nella zona scout Salario: un ragazzo
e una ragazza di due Clan diversi, che non si conoscevano tra loro, furono
disposti, su invito dei loro Capi, a vivere un'esperienza di impegno costante di
un anno di
servizio extra-associativo. Assieme a Donatella settimanalmente sui avventuravano all'interno
dell'insediamento zingaro
spinti dalla curiosità di vedere e scoprire "un mondo a parte",
fatto apparentemente di bambini, animali in libertà, macchine di grossa
cilindrata, roulotte, stracci stesi, odori forti di carni alla brace e di
alcool, ... Naturalmente non lasciavano indifferenti gli abitanti del campo e i
primi ad avvicinarsi con curiosità mista a paura furono i bambini ... Da
questo primo incontro tra persone, dalla ricchezza delle emozioni suscitate da
entrambe le parti si è arrivati all'attuale presenza degli scout al
campo, fatta di visite bisettimanali nelle diverse ore nelle singole roulotte
per fare i compiti e di attività di gruppo (animazione, espressione,
gioco, lavoretti artigianali), di riunioni di preparazione e di approfondimento
dei ragazzi con il gruppo di volontari il mercoledì pomeriggio,
"uscite" dei bambini dal campo per visitare la città o per
incontri con altri bambini o ragazzi delle unità scout della zona, ecc. ...
E' opportuno distinguere due piani di questa esperienza: l'attenzione rivolta ai rom e alla loro valorizzazione, la proposta educativa nei confronti di bambini e ragazzi scout.
L'azione a favore dei rom può essere riassunta in una sorta di
manifesto di intenti:
- favorire
l'inserimento progressivo delle comunità rom nella vita cittadina,
stimolandone l'autonomia nei rapporti con le strutture scolastiche, sanitarie ed
istituzionali, senza per questo annullare le specificità culturali e sociali
- collaborare con le famiglie rom per la
crescita e la maturazione dei bambini, come individui, nel loro contesto sociale
e nel più ampio
contesto urbano
- seguire i bambini e le loro famiglie nel processo di scolarizzazione
- affiancare le attività di sostegno scolastico con attività
ludiche, di
espressione, manuali e culturali (mirate in primo luogo alla conoscenza di diverse
realtà cittadine)
- favorire uno scambio culturale, finalizzato a una conoscenza diretta tra
zingari e _gagè_ per evidenziare e superare contraddizioni e pregiudizi
che ostacolano la convivenza tra popoli "diversi"
- curare i rapporti con le istituzioni, sollecitarne e facilitarne la risposta alle molteplici esigenze dei rom; proporre azioni a sostegno delle istanze rom nelle sedi politico-istituzionali (Circoscrizioni, Assl, Comune, Parlamento)
La proposta educativa per i _gagè_ si caratterizza per due degli aspetti più importanti del metodo scout:
- l'autoeducazione ("il ragazzo è protagonista della propria crescita,
il Capo fornisce mezzi ed occasioni di scelte in un clima di fiducia ed evita
ogni imposizione")
- l'esperienza e
l'interdipendenza tra pensiero e azione (il metodo scout si realizza attraverso
azioni concrete, il ragazzo, invitato a riflettere su tali esperienze per
conoscere se stesso e la realtà, è messo nelle condizioni di poter
giungere gradualmente a libere valutazioni critiche e a
conseguenti scelte autonome")
I Capi come educatori si assumono
perciò la responsabilità di creare nelle unità occasioni
per presentare, conoscere e vivere assieme, attraverso esperienze concrete, i
valori fondamentali dello scoutismo, che sono: la formazione del carattere
(inteso come educazione all'equilibrio "tra il riflettere e
l'operare", e di conseguenza alla padronanza di sé), l'efficienza
fisica (intesa come conoscenza del proprio corpo e coscienza delle proprie
responsabilità di farlo funzionare al meglio), l'abilità manuale
(intesa come sviluppo dei propri "talenti" ed incoraggiamento, tramite
il costruire e la concretezza delle cose, al rapporto con gli altri
inteso come servizio), il servizio al prossimo.
E' opportuno però, distinguere la proposta nelle tre fasce di età di cui si
occupa lo scoutismo: i bambini/e tra gli 8 e gli 11 anni (Branca L/C), i ragazzi
tra i 12 e i 15 anni (Branca E/G), i giovani tra i 16 e i
20 anni (Branca R/S).
BRANCA L/C
Uno dei filoni di attività proposti ai
bambini per concretizzare i punti sovraesposti si definisce "Interessiamoci
degli altri". Con esso si tende a far scoprire ai bambini di far parte
anche di comunità più grandi rispetto alla loro: la scuola ,
parrocchia, il quartiere, la città, la nazione,. l'Europa, il mondo,
l'Associazione. Inoltre si vuole portare i bambini ad un atteggiamento
più critico e più sereno di fronte a quanto avviene attorno a
loro. Le occasioni di discussione e di riflessione conseguenti l'esperienza
vissuta consentono poi di scoprire che su un determinato argomento possono
esserci punti di vista differenti.
Diverse sono state le occasioni mediante le quali più di un centinaio di bambini dei gruppi scout della zona Salario hanno avuto modo di conoscere i rom del campo di via Olimpica.
Le modalità sono state differenti, ognuna con
obiettivi "tagliati" su misura del progetto educativo del gruppo scout
di appartenenza. Partendo infatti dal presupposto che per i bambini rom di quel
campo è fondamentale vivere esperienze diverse, da bambini con bambini,
si è favorita ogni opportunità di incontro possibile. Molti
lupetti ormai hanno in classe bambini stranieri, anche zingari: col frequentarsi
anche al di fuori della scuola si permette una maggiore conoscenza e
familiarità, anche in fatto di abitudini. Alcuni bambini si sono
incontrati in un parco romano, "in campo neutro", ed hanno vissuto
insieme alcune delle tradizioni delle feste pasquali, ad esempio imparando a
dipingere delle uova con colori naturali e poi scambiarsele come dono.
In questo modo sia i rom che i lupetti hanno scoperto che i
riti di una religione diversa possono avere elementi in comune, oppure, come nel
caso del calendario, che non c'è concordanza di tempi tra la religione
cattolica e quella ortodossa. Altri bambini hanno avuto la possibilità di
conoscersi giocando insieme: hanno potuto apprezzare la differenza tra chi vive
la dimensione comunitaria e chi la realtà di una
semplice aggregazione (i bambini rom provengono dallo stesso
campo zingari, ma sono originari di famiglie differenti).
In un'altra
occasione altri bambini hanno potuto scoprire cosa vuol dire avere dei
pregiudizi. Un Branco di periferia, già espressosi in varie occasioni in
modo negativo nei confronti degli zingari, è stato invitato, e
contemporaneamente il gruppo rom, a imparare una speciale tecnica per
costruire delle maschere per il Carnevale per farne un oggetto di dono.
Sono state formate
delle coppie, sia tra i lupetti, sia tra lupetti e rom: nella serata di
incontro, nella "tana" dei lupetti (la sede scout) ognuno ha scoperto
l'altro e grazie allo scambio c'è stata la possibilità di
conoscersi vis-a-vis. Gli italiani hanno scoperto quanto siano strani i nomi dei
bambini rom (molti Rambo, Rocky, ma anche Veselinka, Duda, ecc. ...), ma sono
stati invitati a riflettere su quanto anche i loro suonino in modo particolare
per chi è straniero. I Capi non hanno assolutamente mai parlato di
bambini zingari, né prima, né durante, né dopo l'incontro.
I bambini hanno giocato insieme in piccoli gruppetti e la serata è filata
liscia senza alcuna difficoltà. Tre mesi dopo, alcuni genitori, valutando
l'entusiasmo dei
propri figli per l'esperienza scout mostrarono grossa gratitudine per
quest'avventura, che aveva permesso loro, alle loro famiglie, ad altri lupetti
loro amici, a compagni di scuola con cui essi avevano modo di scambiarsi
sensazioni ed emozioni, di riflettere sui pregiudizi che dividono
l'umanità: in fondo era stato un semplice incontro tra bambini. Pensate
se i Capi avessero chiesto il "permesso" ai genitori,
o se avessero parlato prima ai bambini degli zingari, o ...
Un altro
gruppo di bambini ha avuto invece la ventura di andare a visitare i bambini rom
a casa loro: hanno potuto giocare insieme, ma hanno anche potuto farsi
presentare il luogo e le condizioni in cui essi vivono. E' stato uno spettacolo
ascoltare le valutazioni "a freddo" di una settimana dopo dei bambini
più grandi del Branco (il "Consiglio degli anziani"), nella
loro tana. Il termine più volte usato è stato
"ingiustizia": da soli avevano notato il tipo di precarietà di
vita (assenza di energia elettrica, bagni, acqua corrente, cassonetti per
rifiuti), l'aspetto denutrito, sporco e poco sano dei bambini (i denti
"tutti malati", i vestiti tutti vecchi, le scarpe rotte, ecc. ...) e
avevano pregiudicato le proprie condizioni di vita, i propri giocattoli, il
proprio benessere, elementi estremamente favorevoli per una migliore
qualità di vita e quindi esprimevano una rabbia "indicibile"
per chi permetteva questa situazione vicino alla loro casa: neanche il maggior
partito dell'opposizione, il più rappresentativo delle classi meno
favorite esprimeva concetti così lucidi e carichi di rabbia!
Visto l'estremo successo degli incontri avuti si è
poi sparsa la voce e molti bambini, organizzati e non, hanno cominciato a
chiedere di incontrare i rom: ad esempio, accade sempre più spesso che a
scuola i bambini rom del
campo vengano invitati a casa dai propri compagni per delle festicciole.
BRANCA E/G
L'esca psicologica che spinge gli Esploratori e le Guide all'azione
è l'atmosfera di _avventura_: di costruire se stessi, utilizzando le
proprie esperienze in modo imprevisto e imprevedibile, di scoprire il mondo e
riorganizzarne la conoscenza secondo schemi personali, di provare se stessi
in rapporto al mondo e agli altri.
Per rispondere a queste esigenze il Reparto, la
comunità degli E/G, fa delle Imprese il cardine della propria vita. Il
calendario delle attività di Reparto non è che un susseguirsi di
Imprese, di Reparto, di Squadriglia, di Alta Squadriglia. La Squadriglia
è la struttura fondamentale di Reparto: comprende ragazzi di tutte le
età (dai 12 fino ai 15 anni), sono monosessuali, viene animata da un Capo
Squadriglia e da un Vice Capo Squadriglia, i quali vivono per la prima volta
un'esperienza di responsabilità di persone e non solo di cose,
uun'esperienza di ascolto e di responsabilità nei confronti dei
più piccoli, un'esperienza di collaborazione che darà luogo ad una
ripartizione di compiti e
responsabilità.
La
Squadriglia vive una reale autonomia, usufruisce di materiale, denaro e una base
propria e ha modo di ideare, progettare, realizzare e verificare Imprese. La
struttura verticale della Squadriglia permette che i più giovani
sperimentino avventure che non potrebbero mai avere solamente con coetanei e che
i più grandi capiranno cosa vuol dire essere responsabili non solo del
risultato che si vuole ottenere, ma soprattutto delle persone con cui si lavora
e si vive. Ogni componente della Squadriglia ha un suo incarico, in modo che
tutti si sentano responsabili,
commisuratamente al
proprio momento di crescita, del benessere personale e altrui.
Ai più
grandi del Reparto (14-15enni) poi, è offerto un ambiente particolare,
l'Alta Squadriglia, dove è possibile aiutare i ragazzi a gestire la
propria situazione di cambiamento senza abbandonare gli impegni assunti,
rafforzare e stabilire rapporti si comunicazione con i coetanei del Reparto,
approfondire il dialogo con gli
educatori.
Tutte le
attività sono realizzate nella semplicità e si fondano sull'uso di
mezzi poveri, per una educazione concreta a queste virtù e per
favorire la partecipazione indipendentemente dalle condizioni economiche.
Ai diversi
Reparti della Zona sono state proposte attività presso il campo nomadi:
una squadriglia ha avuto modo di ideare, progettare, realizzare un sistema
"provvisorio" di approvigionamento idrico (i ragazzi hanno potuto poi
scoprire che la politica e il potere della burocrazia è estremamente
forte, per cui se non c'è una volontà politica precisa di
assicurare un servizio a una comunità umana nulla può l'azione del
volontariato; infatti l'"accrocco" da loro costruito, per fantomatiche
ragioni di sicurezza, è stato smantellato e nessuno ha poi però
pensato a rifornire costantemente d'acqua le famiglie rom), una squadriglia ha
montato nel campo una tenda che avesse lo scopo di assicurare uno spazio coperto
di aggregazione, ove era possibile svolgere i compiti o giocare quando il tempo
non era bello (gli adulti del campo hanno pensato poi bene, di smantellare e far
scomparire tutto perché non coscienti del ruolo fondamentale che tale
struttura poteva avere per la vita del campo), una
squadriglia ha realizzato un'inchiesta presso
il quartiere e ha avuto la possibilità di ascoltare opinioni e pregiudizi
della gente comune e ha avuto modo di presentare il proprio lavoro al resto del
Reparto affinché
sorgesse una discussione comunitaria, ecc. ...
BRANCA R/S
Strada, Comunità e Servizio costituiscono i
tre elementi, complementari e indissociabili, del metodo della Branca
Rover/Scolte. "Strada" intesa come cammino di disponibilità al
cambiamento, di impegno a costruire se stessi con pazienza e fatica,
"comunità" per vivere in concreto l'atteggiamento di
disponibilità all'incontro dell'altro, alla condivisione di gioie e
sofferenze, di speranze e progetti, essere pronti
al "servizio" che rappresenta un modo normale di relazione con il prossimo.
Il
Noviziato è una comunità di passaggio per il Clan, dura un
anno, ed è il momento in cui i tre elementi su indicati sono vissuti
nella dimensione della scoperta della preparazione. Il Clan è un momento
di scelta, di fedeltà e maggior responsabilità verso sé e
verso la Comunità. Sollecita le persone a sviluppare un progetto
personale di Progressione, consente di esprimere e sperimentare insieme valori e
ideali che sono alla base della vita comunitaria, sostiene i ragazzi nelle loro
esperienze di
servizio individuali.
L'educazione al
servizio è individuale e implica per ogni ragazzo/a (rover/scolta) un
impegno gratuito e stabile, a cui si è chiamati da altri, in cui si
impara a donare con competenza, avendo saputo accogliere i bisogni di chi sta
intorno. Nel Noviziato le esperienze di servizio sono vissute
comunitariamente o, in casi particolari, di breve durata. Nel primo anno di Clan
il servizio è generalmente vissuto al di fuori dell'Associazione ed
è importante che privilegi ambienti dove sia possibile un rapporto con le
persone e che offra occasioni di qualificazione e confronto.
Negli anni successivi il ragazzo/a è
invitato a provare esperienze di servizio nell'Associativo, quindi in campo
educativo. Al termine del cammino, le scolte e i rovers chiedono che si
riconosca per essi il momento di abbandonare la Comunità e di attuare al
di fuori delle proprie scelte di vita, rispondendo così alla propria
vocazione. Nel caso in cui la scelta è di vivere secondo i valori della
Chiesa, di voler attuare un proprio impegno di servizio, tale uscita è
denominata
"Partenza". Nel caso in cui la scelta di questo servizio ricade
sull'educazione (accettando di seguire il metodo scout) e di conseguenza si
fa una scelta politica (poiché l'azione educativa non
può essere neutrale) il giovane diventato adulto può far richiesta
di entrare a far parte di una Comunità Capi e si impegna ad aderire ai
dettami del Patto
Associativo.
Per mettere in grado il
ragazzo/a di poter liberamente fare le proprie scelte il Capo offre
opportunità di servizio che meglio possono sviluppare la persona: una
delle occasioni offerte nella zona Salario è il servizio
presso il campo Nomadi di via Olimpica.
I ragazzi che hanno svolto l'anno
precedente tale servizio sono chiamati a illustrare, all'inizio dell'anno, le
modalità e le emozioni da loro vissute nell'affrontare questo impegno,
affinché l'esperienza dell'uno sia effettivamente vissuto come una
ricchezza da donare agli altri. Il servizio prevede
incontri di preparazione svolti presso una sede scout, ove si organizzano le
attività settimanali (2 turni a settimana), si forniscono elementi di
didattica per favorire l'intervento di doposcuola ai bambini rom, si introducono
elementi di didattica per favorire l'intervento dei ragazzi (che provengono da
gruppi scout diversi e pertanto hanno tradizioni ed esperienze diverse sulle
spalle), si preparano eventuali interventi di autofinanziamento presso
parrocchie o luoghi significativi dei quartieri (affinché possa essere
conosciuta la realtà del campo, possa essere provocata una sollecitazione
alla riflessione, possa essere sostenuta economicamente l'iniziativa), ecc.
Al campo ogni ragazzo aiuta personalmente un bambino nei
compiti (in modo da creare un rapporto personale che favorisca la comunicazione
e solleciti l'impegno costante) e insieme ad altri ragazzi del turno alleste
giochi e attività manuali o di espressione, a seconda delle linee
progettuali educative fissate dal gruppo di volontarie "scout"
all'inizio dell'anno. I ragazzi accompagnano poi i bambini nelle periodiche
uscite fuori dal Campo per seguirli nella scoperta di luoghi e
realtà caratteristiche della città (es. zoo,
monumenti
celebri, teatrino dei burattini, cinema dei bambini, ...).
Almeno una volta
l'anno si sono organizzati degli incontri pubblici o dai
ragazzi, o dalla zona scout, o dai diversi
gruppi della zona, che favoriscano l'allargarsi dell'orizzonte dell'intervento
per comprendere e valutare criticamente le implicazioni del proprio e
dell'altrui agire (incontri con autorità politiche comunali, funzionari
dei servizi dei diversi assessorati comunali coinvolti, altre associazioni
impegnate in questo campo o in attività di volontariato, scuole, ecc. ...).
In situazioni particolari i ragazzi sono invitati a seguire i lavori
delle giunte circoscrizionali o comunali affinché si possa conoscere la
vera dimensione della politica ... Recentemente, grazie a una sentenza
particolarmente "illuminata" di un giudice del Tribunale dei Minorenni
che ha consentito a un ragazzo di 16 anni di poter usufruire dell'affidamento in
prova, i ragazzi hanno potuto partecipare a una partita di pallone organizzata
da quest'ultimo con alcuni coetanei del campo: questa è stata l'occasione
per riflettere sulla giustizia, sulla valorizzazione della dignità della persona, sulla
responsabilità, ecc. ...
ZONA
La Zona
è la struttura di coordinamento dei Gruppi esistenti e operanti in un
ambito territoriale contiguo. Compito primario è la promozione della
formazione e della crescita delle Comunità Capi. A tal fine stimola
queste ultime a confrontare e verificare la loro azione educativa, nonché
a realizzare l'aggiornamento e la formazione degli adulti in servizio educativo.
Cura il proprio livello di rapporti con gli organismi civili ed ecclesiali e con
le altre associazioni educative. L'intervento presso il Campo di via Olimpica
mette in luce un esperimento ben riuscito di rapporto tra l'Agesci e
un'associazione di volontariato. E' costante la comunicazione e il confronto sia
a livello degli organismi istituzionali dell'Associazione sia a livello dei
singoli Capi dei diversi Gruppi della Zona o di Zone differenti. Dopo 8 anni
è possibile affermare che il rapporto è ottimo, ma anche alla luce
dell'esperienza con i nomadi è apparsa evidente la difficoltà di
comunicazione tra l'azione educativa scout e il mondo circostante.
I capi inviano i propri ragazzi a vivere un'esperienza di
servizio a scopo educativo, non è un'azione di volontariato scelta dal
ragazzo e vissuta con responsabilità. E' richiesto dell'impegno, costante
e "intelligente": i ragazzi sono messi alla prova, i Capi mettono in
conto che vi siano dei momenti di affaticamento o di abbandono; si vive
costantemente un senso di precarietà e non sempre questo è
compreso all'esterno. Del resto i Capi spesso non sono
sufficientemente preparati a fare da mediatori tra le sollecitazioni del
mondo esterno e le reali situazioni dei ragazzi, per cui spesso nascono
incomprensioni che mettono a dura prova la credibilità dell'intera
Associazione. Anche i Capi, proponendo questo tipo di servizio, vivono due
impegni contemporaneamente: seguire da vicino il campo nomadi e i suoi bambini e
nel contempo assicurare tutto il sostegno necessario affinché i ragazzi
siano facilitati nella loro crescita personale. Nella Zona Salario, alla luce di
questa esperienza, è nata una nuova figura di Quadro, l'Incaricato ai
rapporti con il territorio, che sotto la responsabilità collegiale del
Comitato di Zona (l'organo eletto dall'Assemblea dei Capi della Zona) cura
espressamente questa dimensione "politica": ad esempio, nella II
Circoscrizione, la Zona Salario è iscritta alla Consulta del
Volontariato, e partecipa con questa figura alle attività di questo
organo istituzionale; oppure è presente agli incontri istituzionali
aventi all'ordine del giorno problematiche di interesse dell'Associazione o
della Zona, più in particolare, ecc. ...
Anche in altre zone e in
altri quartieri sono attive, con metodi e obiettivi diversi, altre esperienze di
collaborazione tra gruppi scout e campi nomadi.
E ... tutto questo ... grazie ai bambini rom.