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INTERESSIAMOCI DEGLI ALTRI

Articolo comparso sulla rivista "La terra vista dalla Luna", rivista dell'intervento sociale. n.15 / maggio 1996 via Mentana 2b 00185 Roma tel.06-4467993
Descrizione della attività di servizio svolta dalla zona Salario agesci in relazione alla presenza dei rom nel territorio. Vengono analizzate le modalità con cui è stata fatta la proposta nelle tre branche e quale funzione ha avuto la zona.
INFORMAZIONI SUL TESTO / DOCUMENTO
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Contenuti Educativi.......: Descrizione della attività di servizio svolta dalla zona Salario 
agesci in relazione alla presenza dei rom nel territorio. Vengono analizzate le modalità con cui 
è stata fatta la proposta nelle tre branche e quale funzione ha avuto la zona.

INFORMAZIONI SULL'AUTORE E SULLA SUA REPERIBILITA'
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Cognome e Nome..: 
Indirizzo.......: c/o "La terra vista dalla Luna"  via Mentana, 2b
CAP/Città/Prov.: 00185 Roma
Telefono/i......: 06-4467993

Eventuale Curatore del/i testo/i:
Digitazione per ScoutNet:
Cognome e Nome..: Marino Marinelli
Nodo ScoutNet...: 1907:392/102
Revisione per ScoutNet:
Cognome e Nome..: Sergio Strampelli
Nodo ScoutNet...: 1907:395/109

di Giampaolo Celani
Giampaolo Celani lavora presso il settore ambiente dell'Eni Risorse. E' attualmente Capo branco e responsabile della Zona Salario Agesci di "Esploratori tra gli zingari"
"Ho visto in un campo nomadi di Roma molti ragazzi scout giocare con degli zingarelli. Per giunta, anche dei lupetti (Bambini di 8-11 anni). Perché ci vanno? Chi ce li manda?" (da commenti sentiti nel quartiere Salario-Parioli)

"In questi anni il servizio al Campo nomadi è stato per il mio Clan un'eccezionale occasione educativa, nella quale tutti i ragazzi che l'hanno vissuta sono cresciuti in spirito di servizio e di disponibilità verso il prossimo. Inoltre hanno potuto e dovuto affrontare barriere culturali e di comunicazione, i pregiudizi propri, delle famiglie, degli amici, dei Capi, trovando poi il modo di razionalizzare queste esperienze, uscendone più maturi nella capacità di instaurare rapporti e di capire i bisogni, più critici rispetto alla complessità delle situazioni, più problematici nella propria capacità di giudizio, talvolta con una più acuta coscienza del significato politico del proprio agire. Una conferma di tutto questo l'ho avuta quando con l'intera comunità del Clan ci si è recati in un cantiere di lavoro Agesci in Albania: ogni ragazzo/a è apparso pronto all'incontro e preparato a dover affrontare barriere culturali ..." (da una relazione di un Capo Clan del gruppo Roma 40).

L'Agesci, Associazione Guide E Scout Cattolici Italiani, è un movimento di giovani, in cui l'adulto, uomo o donna, impegnato nel servizio educativo, offre ai ragazzi, in un clima di reciproca fiducia, mezzi ed occasioni per una maturazione personale, insieme con la testimonianza delle proprie scelte fatte liberamente e vissute con coerenza. Chi aderisce al Patto Associativo fa sì che la sua azione educativa porti a rendere liberi, nel pensare e nell'agire, non solo da quelle strutture che condizionano e opprimono, ma anche da ogni accettazione passiva di proposte e ideologie, come pure da ogni ostacolo che all'interno della persona ne impedisce la crescita. Per raggiungere questo obiettivi lo scoutismo prevede che si realizzino attività concrete, sulle quali il ragazzo/a è invitato dal capo a riflettere, affinché abbia modo di conoscere se stesso e la realtà.

Un detto scout afferma: "Lo scoutismo si fa con i piedi", cioè non si parla ai ragazzi delle montagne e delle sue bellezze, della fatica dello scalare e della gioia di arrivare alla meta, bensì si invitano e si aiutano i ragazzi a organizzare una _route_, un percorso, a farsi uno zaino che contenga il sufficiente per vivere all'aperto una settimana, provare il gusto della fatica di portarselo personalmente sulle spalle e della soddisfazione di riuscire a raggiungere l'obiettivo oppure sostituendoli nel caso si fallisca, godendosi passo dopo passo la natura circostante e la propria corporeità. L'esperienza viene vissuta con altri coetanei affiché si abbia l'opportunità di condividere le proprie sensazioni, scambiarsi le proprie opinioni, giocarsi fino in fondo scambiandosi il sudore e il sorriso, provando insieme la provvisorietà e l'essenzialità. Infine i ragazzi sono invitati a riflettere sull'esperienza vissuta, a verificare se stessi, le proprie e altri relazioni, affiché tutto non scorra via, ma sia un'"avventura" utile per la propria vita e per quella degli altri. I Capi condividono questa esperienza, anch'essi sono direttamente coinvolti ed hanno il compito di vivere accanto ai ragazzi, sostenerli nei momenti difficili, valorizzare i momenti importanti, mostrando senza reticenze se stessi in tutta la propria umanità.

Dal 1989 più di un centinaio di ragazzi scout, dagli 8 ai 20 anni, hanno avuto modo di conoscere da vicino alcune famiglie di rom Kaniarja stabilitesi nella loro città, Roma, nel loro quartiere, Salario-Parioli, grazie ad alcuni Capi scout e volontari che hanno mostrato sensibilità verso questa particolare forma di emarginazione, coraggio nell'affrontare diffidenza e paure personali, dei rom e dei _gagè_ (i "non zingari", secondo la lingua zingara), e volontà  nell'organizzare sperimentalmente, via via in modo più strutturato, una opportunità di incontro e dialogo tra le due comunità.

Una volontaria dell'Opera Nomadi invitò un Clan Agesci (RM 3) a prendere le difese di un nucleo di zingari insediatisi in un campeggio abbandonato ai margini di un parco pubblico, in una zona estremamente poco frequentata.
Alcuni abitanti di un insediamento abitativo vicino, nella zona dei Parioli, preoccupata della presenza di queste persone (in alcuni casi per alcuni reati compiuti da sconosciuti ma attribuibili per luogo comune agli zingari), si organizzarono in un movimento di dura protesta. La volontaria, Donatella, e la Comunità Capi di quel gruppo scout pensarono che fosse importante testimoniare una presenza dialogante, ragionevole, che si prendeva la responsabilità di sostenere gli zingari. Alla proposta i ragazzi del Clan si resero disponibili, presero posizione e parteciparono ai sit-in pro-rom ... Da lì, da una questione di principio, nacque la voglia di conoscere da vicino delle persone, la cui fama negativa è iscritta nei geni della grande maggioranza dei ragazzi e dei loro Capi. Si sparse la voce nella zona scout Salario: un ragazzo e una ragazza di due Clan diversi, che non si conoscevano tra loro, furono disposti, su invito dei loro Capi, a vivere un'esperienza di impegno costante di un anno di servizio extra-associativo. Assieme a Donatella settimanalmente sui avventuravano all'interno dell'insediamento zingaro spinti dalla curiosità di vedere e scoprire "un mondo a parte", fatto apparentemente di bambini, animali in libertà, macchine di grossa cilindrata, roulotte, stracci stesi, odori forti di carni alla brace e di alcool, ... Naturalmente non lasciavano indifferenti gli abitanti del campo e i primi ad avvicinarsi con curiosità mista a paura furono i bambini ... Da questo primo incontro tra persone, dalla ricchezza delle emozioni suscitate da entrambe le parti si è arrivati all'attuale presenza degli scout al campo, fatta di visite bisettimanali nelle diverse ore nelle singole roulotte per fare i compiti e di attività di gruppo (animazione, espressione, gioco, lavoretti artigianali), di riunioni di preparazione e di approfondimento dei ragazzi con il gruppo di volontari il mercoledì pomeriggio, "uscite" dei bambini dal campo per visitare la città o per incontri con altri bambini o ragazzi delle unità scout della zona, ecc. ...

E' opportuno distinguere due piani di questa esperienza: l'attenzione rivolta ai rom e alla loro valorizzazione, la proposta educativa nei confronti di bambini e ragazzi scout.

L'azione a favore dei rom può essere riassunta in una sorta di manifesto di intenti:
La proposta educativa per i _gagè_ si caratterizza per due degli aspetti più importanti del metodo scout: I Capi come educatori si assumono perciò la responsabilità di creare nelle unità occasioni per presentare, conoscere e vivere assieme, attraverso esperienze concrete, i valori fondamentali dello scoutismo, che sono: la formazione del carattere (inteso come educazione all'equilibrio "tra il riflettere e l'operare", e di conseguenza alla padronanza di sé), l'efficienza fisica (intesa come conoscenza del proprio corpo e coscienza delle proprie responsabilità di farlo funzionare al meglio), l'abilità manuale (intesa come sviluppo dei propri "talenti" ed incoraggiamento, tramite il costruire e la concretezza delle cose, al rapporto con gli altri inteso come servizio), il servizio al prossimo.

E' opportuno però, distinguere la proposta nelle tre fasce di età di cui si occupa lo scoutismo: i bambini/e tra gli 8 e gli 11 anni (Branca L/C), i ragazzi tra i 12 e i 15 anni (Branca E/G), i giovani tra i 16 e i 20 anni (Branca R/S).

BRANCA L/C

Uno dei filoni di attività proposti ai bambini per concretizzare i punti sovraesposti si definisce "Interessiamoci degli altri". Con esso si tende a far scoprire ai bambini di far parte anche di comunità più grandi rispetto alla loro: la scuola , parrocchia, il quartiere, la città, la nazione,. l'Europa, il mondo, l'Associazione. Inoltre si vuole portare i bambini ad un atteggiamento più critico e più sereno di fronte a quanto avviene attorno a loro. Le occasioni di discussione e di riflessione conseguenti l'esperienza vissuta consentono poi di scoprire che su un determinato argomento possono esserci punti di vista differenti.

Diverse sono state le occasioni mediante le quali più di un centinaio di bambini dei gruppi scout della zona Salario hanno avuto modo di conoscere i rom del campo di via Olimpica.
Le modalità sono state differenti, ognuna con obiettivi "tagliati" su misura del progetto educativo del gruppo scout di appartenenza. Partendo infatti dal presupposto che per i bambini rom di quel campo è fondamentale vivere esperienze diverse, da bambini con bambini, si è favorita ogni opportunità di incontro possibile. Molti lupetti ormai hanno in classe bambini stranieri, anche zingari: col frequentarsi anche al di fuori della scuola si permette una maggiore conoscenza e familiarità, anche in fatto di abitudini. Alcuni bambini si sono incontrati in un parco romano, "in campo neutro", ed hanno vissuto insieme alcune delle tradizioni delle feste pasquali, ad esempio imparando a dipingere delle uova con colori naturali e poi scambiarsele come dono.

In questo modo sia i rom che i lupetti hanno scoperto che i riti di una religione diversa possono avere elementi in comune, oppure, come nel caso del calendario, che non c'è concordanza di tempi tra la religione cattolica e quella ortodossa. Altri bambini hanno avuto la possibilità di conoscersi giocando insieme: hanno potuto apprezzare la differenza tra chi vive la dimensione comunitaria e chi la realtà di una semplice aggregazione (i bambini rom provengono dallo stesso campo zingari, ma sono originari di famiglie differenti).

In un'altra occasione altri bambini hanno potuto scoprire cosa vuol dire avere dei pregiudizi. Un Branco di periferia, già espressosi in varie occasioni in modo negativo nei confronti degli zingari, è stato invitato, e contemporaneamente il gruppo rom, a imparare una speciale tecnica per costruire delle maschere per il Carnevale per farne un oggetto di dono.
Sono state formate delle coppie, sia tra i lupetti, sia tra lupetti e rom: nella serata di incontro, nella "tana" dei lupetti (la sede scout) ognuno ha scoperto l'altro e grazie allo scambio c'è stata la possibilità di conoscersi vis-a-vis. Gli italiani hanno scoperto quanto siano strani i nomi dei bambini rom (molti Rambo, Rocky, ma anche Veselinka, Duda, ecc. ...), ma sono stati invitati a riflettere su quanto anche i loro suonino in modo particolare per chi è straniero. I Capi non hanno assolutamente mai parlato di bambini zingari, né prima, né durante, né dopo l'incontro. I bambini hanno giocato insieme in piccoli gruppetti e la serata è filata liscia senza alcuna difficoltà. Tre mesi dopo, alcuni genitori, valutando l'entusiasmo dei propri figli per l'esperienza scout mostrarono grossa gratitudine per quest'avventura, che aveva permesso loro, alle loro famiglie, ad altri lupetti loro amici, a compagni di scuola con cui essi avevano modo di scambiarsi sensazioni ed emozioni, di riflettere sui pregiudizi che dividono l'umanità: in fondo era stato un semplice incontro tra bambini. Pensate se i Capi avessero chiesto il "permesso" ai genitori, o se avessero parlato prima ai bambini degli zingari, o ...
Un altro gruppo di bambini ha avuto invece la ventura di andare a visitare i bambini rom a casa loro: hanno potuto giocare insieme, ma hanno anche potuto farsi presentare il luogo e le condizioni in cui essi vivono. E' stato uno spettacolo ascoltare le valutazioni "a freddo" di una settimana dopo dei bambini più grandi del Branco (il "Consiglio degli anziani"), nella loro tana. Il termine più volte usato è stato "ingiustizia": da soli avevano notato il tipo di precarietà di vita (assenza di energia elettrica, bagni, acqua corrente, cassonetti per rifiuti), l'aspetto denutrito, sporco e poco sano dei bambini (i denti "tutti malati", i vestiti tutti vecchi, le scarpe rotte, ecc. ...) e avevano pregiudicato le proprie condizioni di vita, i propri giocattoli, il proprio benessere, elementi estremamente favorevoli per una migliore qualità di vita e quindi esprimevano una rabbia "indicibile" per chi permetteva questa situazione vicino alla loro casa: neanche il maggior partito dell'opposizione, il più rappresentativo delle classi meno favorite esprimeva concetti così lucidi e carichi di rabbia!
Visto l'estremo successo degli incontri avuti si è poi sparsa la voce e molti bambini, organizzati e non, hanno cominciato a chiedere di incontrare i rom: ad esempio, accade sempre più spesso che a scuola i bambini rom del campo vengano invitati a casa dai propri compagni per delle festicciole.

BRANCA E/G

L'esca psicologica che spinge gli Esploratori e le Guide all'azione è l'atmosfera di _avventura_: di costruire se stessi, utilizzando le proprie esperienze in modo imprevisto e imprevedibile, di scoprire il mondo e riorganizzarne la conoscenza secondo schemi personali, di provare se stessi in rapporto al mondo e agli altri.
Per rispondere a queste esigenze il Reparto, la comunità degli E/G, fa delle Imprese il cardine della propria vita. Il calendario delle attività di Reparto non è che un susseguirsi di Imprese, di Reparto, di Squadriglia, di Alta Squadriglia. La Squadriglia è la struttura fondamentale di Reparto: comprende ragazzi di tutte le età (dai 12 fino ai 15 anni), sono monosessuali, viene animata da un Capo Squadriglia e da un Vice Capo Squadriglia, i quali vivono per la prima volta un'esperienza di responsabilità di persone e non solo di cose, uun'esperienza di ascolto e di responsabilità nei confronti dei più piccoli, un'esperienza di collaborazione che darà luogo ad una ripartizione di compiti e responsabilità.

La Squadriglia vive una reale autonomia, usufruisce di materiale, denaro e una base propria e ha modo di ideare, progettare, realizzare e verificare Imprese. La struttura verticale della Squadriglia permette che i più giovani sperimentino avventure che non potrebbero mai avere solamente con coetanei e che i più grandi capiranno cosa vuol dire essere responsabili non solo del risultato che si vuole ottenere, ma soprattutto delle persone con cui si lavora e si vive. Ogni componente della Squadriglia ha un suo incarico, in modo che tutti si sentano responsabili, commisuratamente al proprio momento di crescita, del benessere personale e altrui.
Ai più grandi del Reparto (14-15enni) poi, è offerto un ambiente particolare, l'Alta Squadriglia, dove è possibile aiutare i ragazzi a gestire la propria situazione di cambiamento senza abbandonare gli impegni assunti, rafforzare e stabilire rapporti si comunicazione con i coetanei del Reparto, approfondire il dialogo con gli educatori.
Tutte le attività sono realizzate nella semplicità e si fondano sull'uso di mezzi poveri, per una educazione concreta a queste virtù e per favorire la partecipazione indipendentemente dalle condizioni economiche.

Ai diversi Reparti della Zona sono state proposte attività presso il campo nomadi: una squadriglia ha avuto modo di ideare, progettare, realizzare un sistema "provvisorio" di approvigionamento idrico (i ragazzi hanno potuto poi scoprire che la politica e il potere della burocrazia è estremamente forte, per cui se non c'è una volontà politica precisa di assicurare un servizio a una comunità umana nulla può l'azione del volontariato; infatti l'"accrocco" da loro costruito, per fantomatiche ragioni di sicurezza, è stato smantellato e nessuno ha poi però pensato a rifornire costantemente d'acqua le famiglie rom), una squadriglia ha montato nel campo una tenda che avesse lo scopo di assicurare uno spazio coperto di aggregazione, ove era possibile svolgere i compiti o giocare quando il tempo non era bello (gli adulti del campo hanno pensato poi bene, di smantellare e far scomparire tutto perché non coscienti del ruolo fondamentale che tale struttura poteva avere per la vita del campo), una squadriglia ha realizzato un'inchiesta presso il quartiere e ha avuto la possibilità di ascoltare opinioni e pregiudizi della gente comune e ha avuto modo di presentare il proprio lavoro al resto del Reparto affinché sorgesse una discussione comunitaria, ecc. ...

BRANCA R/S

Strada, Comunità e Servizio costituiscono i tre elementi, complementari e indissociabili, del metodo della Branca Rover/Scolte. "Strada" intesa come cammino di disponibilità al cambiamento, di impegno a costruire se stessi con pazienza e fatica, "comunità" per vivere in concreto l'atteggiamento di disponibilità all'incontro dell'altro, alla condivisione di gioie e sofferenze, di speranze e progetti, essere pronti al "servizio" che rappresenta un modo normale di relazione con il prossimo.

Il Noviziato è una comunità di passaggio per il Clan, dura un anno, ed è il momento in cui i tre elementi su indicati sono vissuti nella dimensione della scoperta della preparazione. Il Clan è un momento di scelta, di fedeltà e maggior responsabilità verso sé e verso la Comunità. Sollecita le persone a sviluppare un progetto personale di Progressione, consente di esprimere e sperimentare insieme valori e ideali che sono alla base della vita comunitaria, sostiene i ragazzi nelle loro esperienze di servizio individuali.

L'educazione al servizio è individuale e implica per ogni ragazzo/a (rover/scolta) un impegno gratuito e stabile, a cui si è chiamati da altri, in cui si impara a donare con competenza, avendo saputo accogliere i bisogni di chi sta intorno. Nel Noviziato le esperienze di servizio sono vissute  comunitariamente o, in casi particolari, di breve durata. Nel primo anno di Clan il servizio è generalmente vissuto al di fuori dell'Associazione ed è importante che privilegi ambienti dove sia possibile un rapporto con le persone e che offra occasioni di qualificazione e confronto.

Negli anni successivi il ragazzo/a è invitato a provare esperienze di servizio nell'Associativo, quindi in campo educativo. Al termine del cammino, le scolte e i rovers chiedono che si riconosca per essi il momento di abbandonare la Comunità e di attuare al di fuori delle proprie scelte di vita, rispondendo così alla propria vocazione. Nel caso in cui la scelta è di vivere secondo i valori della Chiesa, di voler attuare un proprio impegno di servizio, tale uscita è denominata "Partenza". Nel caso in cui la scelta di questo servizio ricade sull'educazione (accettando di seguire il metodo scout) e di conseguenza si fa una scelta politica (poiché l'azione educativa non può essere neutrale) il giovane diventato adulto può far richiesta di entrare a far parte di una Comunità Capi e si impegna ad aderire ai dettami del Patto Associativo.

Per mettere in grado il ragazzo/a di poter liberamente fare le proprie scelte il Capo offre opportunità di servizio che meglio possono sviluppare la persona: una delle occasioni offerte nella zona Salario è il servizio presso il campo Nomadi di via Olimpica.
I ragazzi che hanno svolto l'anno precedente tale servizio sono chiamati a illustrare, all'inizio dell'anno, le modalità e le emozioni da loro vissute nell'affrontare questo impegno, affinché l'esperienza dell'uno sia effettivamente vissuto come una ricchezza da donare agli altri. Il servizio prevede incontri di preparazione svolti presso una sede scout, ove si organizzano le attività settimanali (2 turni a settimana), si forniscono elementi di didattica per favorire l'intervento di doposcuola ai bambini rom, si introducono elementi di didattica per favorire l'intervento dei ragazzi (che provengono da gruppi scout diversi e pertanto hanno tradizioni ed esperienze diverse sulle spalle), si preparano eventuali interventi di autofinanziamento presso parrocchie o luoghi significativi dei quartieri (affinché possa essere conosciuta la realtà del campo, possa essere provocata una sollecitazione alla riflessione, possa essere sostenuta economicamente l'iniziativa), ecc.

Al campo ogni ragazzo aiuta personalmente un bambino nei compiti (in modo da creare un rapporto personale che favorisca la comunicazione e solleciti l'impegno costante) e insieme ad altri ragazzi del turno alleste giochi e attività manuali o di espressione, a seconda delle linee progettuali educative fissate dal gruppo di volontarie "scout" all'inizio dell'anno. I ragazzi accompagnano poi i bambini nelle periodiche uscite fuori dal Campo per seguirli nella scoperta di luoghi e realtà caratteristiche della città (es. zoo, monumenti celebri, teatrino dei burattini, cinema dei bambini, ...).
Almeno una volta l'anno si sono organizzati degli incontri pubblici o dai ragazzi, o dalla zona scout, o dai diversi gruppi della zona, che favoriscano l'allargarsi dell'orizzonte dell'intervento per comprendere e valutare criticamente le implicazioni del proprio e dell'altrui agire (incontri con autorità politiche comunali, funzionari dei servizi dei diversi assessorati comunali coinvolti, altre associazioni impegnate in questo campo o in attività di volontariato, scuole, ecc. ...).
In situazioni particolari i ragazzi sono invitati a seguire i lavori delle giunte circoscrizionali o comunali affinché si possa conoscere la vera dimensione della politica ... Recentemente, grazie a una sentenza particolarmente "illuminata" di un giudice del Tribunale dei Minorenni che ha consentito a un ragazzo di 16 anni di poter usufruire dell'affidamento in prova, i ragazzi hanno potuto partecipare a una partita di pallone organizzata da quest'ultimo con alcuni coetanei del campo: questa è stata l'occasione per riflettere sulla giustizia, sulla valorizzazione della dignità della persona, sulla responsabilità, ecc. ...

ZONA

La Zona è la struttura di coordinamento dei Gruppi esistenti e operanti in un ambito territoriale contiguo. Compito primario è la promozione della formazione e della crescita delle Comunità Capi. A tal fine stimola queste ultime a confrontare e verificare la loro azione educativa, nonché a realizzare l'aggiornamento e la formazione degli adulti in servizio educativo. Cura il proprio livello di rapporti con gli organismi civili ed ecclesiali e con le altre associazioni educative. L'intervento presso il Campo di via Olimpica mette in luce un esperimento ben riuscito di rapporto tra l'Agesci e un'associazione di volontariato. E' costante la comunicazione e il confronto sia a livello degli organismi istituzionali dell'Associazione sia a livello dei singoli Capi dei diversi Gruppi della Zona o di Zone differenti. Dopo 8 anni è possibile affermare che il rapporto è ottimo, ma anche alla luce dell'esperienza con i nomadi è apparsa evidente la difficoltà di comunicazione tra l'azione educativa scout e il mondo circostante.

I capi inviano i propri ragazzi a vivere un'esperienza di servizio a scopo educativo, non è un'azione di volontariato scelta dal ragazzo e vissuta con responsabilità. E' richiesto dell'impegno, costante e "intelligente": i ragazzi sono messi alla prova, i Capi mettono in conto che vi siano dei momenti di affaticamento o di abbandono; si vive costantemente un senso di precarietà e non sempre questo è compreso all'esterno. Del resto i Capi spesso non sono sufficientemente preparati a fare da mediatori tra le sollecitazioni del mondo esterno e le reali situazioni dei ragazzi, per cui spesso nascono incomprensioni che mettono a dura prova la credibilità dell'intera Associazione. Anche i Capi, proponendo questo tipo di servizio, vivono due impegni contemporaneamente: seguire da vicino il campo nomadi e i suoi bambini e nel contempo assicurare tutto il sostegno necessario affinché i ragazzi siano facilitati nella loro crescita personale. Nella Zona Salario, alla luce di questa esperienza, è nata una nuova figura di Quadro, l'Incaricato ai rapporti con il territorio, che sotto la responsabilità collegiale del Comitato di Zona (l'organo eletto  dall'Assemblea dei Capi della Zona) cura espressamente questa dimensione "politica": ad esempio, nella II Circoscrizione, la Zona Salario è iscritta alla Consulta del Volontariato, e partecipa con questa figura alle attività di questo organo istituzionale; oppure è presente agli incontri istituzionali aventi all'ordine del giorno problematiche di interesse dell'Associazione o della Zona, più in particolare, ecc. ...
Anche in altre zone e in altri quartieri sono attive, con metodi e obiettivi diversi, altre esperienze di collaborazione tra gruppi scout e campi nomadi.

E ... tutto questo ... grazie ai bambini rom.