COMPUTER: "A RISCHIO I PATITI DEI VIDEOGAMES

...E IL DOTTORE PRESCRIVE "VIDEO SI" MA A PICCOLE DOSI
di ANNA MONTEFUSCO
INFORMAZIONI SUL TESTO / DOCUMENTO
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Titolo Documento..........: VIDEO.TXT
Descrizione del Documento.: Articolo sui problemi derivanti dall'uso indiscriminato 
dei computer per i videogiochi
Contenuti Educativi.......: Spunti di riflessione (con alcuni dati oggettivi)
   
INFORMAZIONI SULL'AUTORE E SULLA  SUA REPERIBILITA' 
Cognome e Nome..: Montefusco Anna
BBS di appoggio.: Jamboree
Eventuale Curatore del/i testo/i:
Cognome e Nome..: Basilico Rodolfo
Nodo ScoutNet...: 1907:391/101.34

Inserire il gettone, concentrarsi e afferrare le manopole, attendere qualche secondo con gli occhi fissi sul video.
Riquadri statici si alternano rapidamente e finalmente sullo schermo iniziano a scorrere le immagini del gioco, vividissime e senza sosta. La guerra contro l'abile "nemico" da distruggere, o la corsa sfrenata su una strada irta di ostacoli da evitare, dura solo qualche minuto. Il tempo è scaduto: game over. Il gioco è finito, ma basta inserire un altro gettone, e poi un altro ancora per andare avanti all'infinito.

Gli instancabili giocatori non sanno, però, che l'eccessiva dedizione ai videogames può arrecare gravi danni alla salute.
E stato accertato, infatti, che il consumo ripetuto e prolungato dei videogioco chi può provocare attacchi epilettici in persone ipersensibili alla luce e soprattutto ai flash. Sono 121 i casi riscontrati finora in Giappone, nove negli Stati Uniti e quattro in Gran Bretagna. In Italia l'associazione contro l'epilessia ha preso posizione sul problema, sostenendo che se si vogliono evitare situazioni di danno sul piano sociale i videogiochi vanno assolutamente evitati.
I videodipendenti, allora, dovranno definitivamente rinunciare al loro passatempo preferito? E i videogames immessi sul mercato nel prossimo futuro dovranno inserire il tetro avvertimento "può arrecare gravi danni alla salute", così come, oggi, recita minacciosa la dicitura sui pacchetti di sigarette?

"Non è il caso di diffondere allarmismo e paure ingiustificate - sostiene Ezio Trombetti, neurologo presso la Casa di Cura "Villa Serena" di Pescara -. Il fenomeno della ipersensibilità agli stimoli provocati dalla televisione, dai videogiochi o dalle luci delle discoteche è noto da tempo. In persone predisposte questi possono provocare la cosiddetta epilessia fotosensibile, una forma rara della malattia, benigna e transitoria, non dovuta a lesioni ma ad una particolare sensibilità agli stimoli luminosi intermittenti. Gli appassionati di videogames che vogliono evitare possibili crisi devono, quindi, limitare la durata del gioco; questo gioverà senz'altro anche alla vista, dato che gli occhi si stancano facilmente di fronte alla povertà delle immagini e alla scansione meccanica del movimento.
Per quanto riguarda la televisione, poi, è sempre consigliabile non avvicinarsi troppo allo schermo".

Sembrerebbe, quindi, che se non si fa un uso smodato di videogiochi non c'è ragione di preoccuparsi. Ma, oltre ai danni di tipo organico, il contatto prolungato con la realtà di questi gadget può indurre gravi problemi  psicologici, soprattutto nei giocatori in tenera età.

"I giochi elettronici, proponendo un'iterazione di segnali e di stimoli ossessiva, costituiscono una fonte di stress per la concentrazione che richiedono - aggiunge Ezio Trombetti -. Il giocatore deve eseguire meccanicamente una sequenza fissa di quesiti per poi trovare soluzioni povere e prevedibili.

Diventare abili significa acquistare una reattività esclusivamente meccanica, e raggiungere tempi di reazione sempre più brevi. Compiendo azioni fine a se stesse, il giocatore rischia di annullare il confine tra immaginazione e realtà giungendo talvolta a pericolose forme di estraniazione in cui tutto, anche la violenza, viene percepito in modo irreale". Se, quindi, nel colorato e magico mondo dei videogames tutto è possibile - uccidere mostri, disintegrare infidi nemici o superare ostacoli insormontabili - può anche accadere, dopo l'ultimo gettone, di continuare a sentirsi un Superman anche nella banalità quotidiana.