Articoli tratti da ''Proposta Educativa''

Dagli Appennini alle Ande

(gennaio 1997)

di Margherita Calabrò e Franco Iurlaro
Capi del contingente Agesci per il Jamboree 1999

Il Boeing 747 del Aerolina Argentina parte da Roma I sera di domenica, di un novembre ormai quasi freddo. Giulio, il nostro anfitrione, ce lo presenta come un nave da crociera volante, solida e sicura; avremo ben quattordici ore di volo per sperimentarlo. Abbiamo fantasticato su questo viaggio per diverse settimane: la realtà, come spesso accade, si è rivelata ancora più stimolante di quanto ci aspettassimo. A Buenos Aires il primo impatto con l'America latina, attraverso l'incontro con alcune famiglie di italiani, i cui capostipiti erano emigrati negli anni cinquanta dal Friuli. Ci sorprendono con il loro calore, la naturale capacità di accoglienza e ci sentiamo subito a casa nostra. Oggi siamo alla terza generazione: i nonni portano il sapore della storia vissuta, la dignità del lavoro nel ricordo del sudore e della fatica, l'orgoglio di aver costruito qui il futuro per i loro cari. I figli hanno sviluppato attività professionali di rilievo, i nipoti s'impegnano nello studio progettando concretamente il loro domani. Indistintamente tutti amano il loro attuale paese ma allo stesso tempo sognano l'Italia, per qualcuno conosciuta per altri raccontata: una grande nostalgia ci pervade. Giorni dopo, superata con un altro balzo aereo la cordigliera delle Ande (la vediamo, ancora spruzzata di neve) ritroveremo, a Santiago del Cile, gli stessi sentimenti, nei due giovani capireparto della comunità italiana di Valparaiso che sono venuti a prenderci all'aeroporto. Questa parte dell'America latina ci appare come una terra ricca di risorse, con tanta voglia e fretta di crescere, a volte convulsa e frenetica, a volte desolata e sola, ma sempre con la gioia di vivere negli occhi della gente che incontreremo. La sede dell'associazione "Guyas y Scouts de Chile" è in un ampio edificio d'architettura spagnoleggiante; si respira l'atmosfera delle grandi occasioni, ci si sente scout del mondo incontrando volti, fisionomie, colori delle diverse provenienze. Da subito capiamo quanta ricerca, studio, lavoro siano già stati fatti: progetto, programma, contenuti, parte logistico-organizzativa sono quasi curati nei dettagli, a due anni dall'evento. Dei cileni (ma è tutta l'unione inter-americana ad essere coinvolta) apprezziamo fra l'altro la competenza pedagogica, la sintonia di ogni membro del l'equipe con gli obiettivi generali del Jamboree, l'attenzione al dettaglio, l'ascolto sincero di ogni osservazione delle delegazioni presenti all'incontro. Scopriremo poi la simpatia di ognuno di loro ed il naturale feeling che ci lega come popoli latini. È un modo di essere ed è quello stile di fare scautismo che conosciamo e condividiamo. L'hacienda Picarquin, 61 km dalla capitale, si estende per 3.000 ettari ai piedi delle Ande. Il campo, dopo il Jamboree, diverrà una "città dei ragazzi"; molte delle infrastrutture realizzate saranno per sempre a disposizione dei giovani. Il progetto è già in avanzata fase di realizzazione: camminiamo nella zona della grande arena centrale, delimitata da strutture coperte in legno. Scopriamo un campo di reparto già montato: tende, angolo di squadriglia, cucina da campo, tutto è chiaramente definito. Le istituzioni (visitiamo il centro clinico di pronto soccorso) e le comunità locali sono informati e coinvolti; qui lo scautismo è tradizionalmente al servizio del sociale, senza ambiguità. In un piccolo e povero centro rurale i residenti e soprattutto i bambini ci vengono incontro quasi fosse una festa: è uno dei luoghi in cui le squadriglie faranno la loro giornata di servizio, condividendo con la gente del posto la costruzione di marciapiedi, giochi per bambini, arredo urbano. I disegni sono appesi ai muri, i materiali presentati; la sensazione è quella di una grande attesa. La dimensione della squadriglia, il servizio, le competenze, il mondo come villaggio globale, la fraternità mondiale, l'ecumenismo: sono solo alcune delle parole che, abbiamo capito, diverranno al diciannovesimo Jamboree mondiale gesti ed azioni concrete. Un viaggio che ci ha scosso, emozionato, convinto e consolidato sulle scelta di essere parte, assieme ad Alessandro, Pierpaolo, Gianpino e tutti gli altri adulti e ragazzi del contingente Italia, di un'occasione non solo celebrativa ma fortemente caratterizzata in senso educativo, ricca di suggestioni e stimoli di crescita, a cui dobbiamo prepararci. Ma questa è un altra storia, inizia adesso.


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Costruendo insieme la pace

(gennaio 1997)

di Pierpaolo Campostrini
Capo del contingente della Federazione Italiana dello scautismo per il Jamboree 1999

Numerose considerazioni portano a classificare il prossimo Jamboree tra le l'occasioni da non perdere", quelle che capitano davvero poche volte e che lo scautismo ci insegna ad "essere pronti" ad accogliere. Oltre a quelle più note ed evidenti, vorrei aggiungere quanto segue.

Il grande entusiasmo che anima gli organizzatori, il loro corretto spirito scout in ogni espressione, la loro dedizione al raggiungimento dell'obbiettivo educativo, mi rendono sicuro che questo Jamboree saprà essere nuovo ed eccezionale. E stata la mancanza di coraggio nel rinnovamento che ha causato quella certa "stanchezza" da alcuni percepita negli ultimi Jamborse, quasi esso fosse diventato un rito di cui si era perduto l'originario significato. Sono certo che la novità del diciannovesimo Jamboree mondiale in Cile nel 1999 sarà tale da recuperare le vere radici del Jamboree, e riabilitarlo agli occhi di tutti: evento caratterizzante lo scautismo e fondamentale per la diffusione della qualità educativa della sua proposta in tutto il mondo, così come voluto da B.-P. Se sapremo anche noi "guardare più in là" ed esplorare con coraggio nuove modalità di preparazione, coglieremo in pieno lo spirito di questo evento, i ragazzi lo vivranno appieno, lo scautismo italiano tutto ne approfitterà per migliorare la propria proposta educativa.

Il Contingente Italia, il lavoro comune dello scautismo italiano. Volontà del comitato federale Fis è che sia evidente l'unità del Contingente Italia, sia nella preparazione che nello svolgimento dell'evento, in modo che esso risulti davvero espressione vivace dello scautismo italiano, anche valorizzando le sue differenze, e non semplice giustapposizione di due singole esperienze associative. Il percorso pedagogico vissuto dai ragazzi in entrambe le associazioni verrà elaborato nella staff del Contingente Italia e coinvolgerà i capi-reparto del Jamboree fin dall'inizio dell'avventura. Le associazioni avranno degli spazi di approfondimento per le parti in cui si manifesta la propria proposta educativa caratteristica ed identificante, ma si adopereranno per valorizzare al massimo, anche con stili diversi, la parte comune del percorso tracciato. Ottocento in Cile, duecentodiecimila partecipanti. Le associazioni si attiveranno perchè‚ questo evento e la sua preparazione diventi no occasione educativa per tutti i ragazzi e le ragazze che fanno parte dello scautismo italiano e stimolo di approfondimento per i tutti i capi. La partecipazione ci auguriamo sarà numerosa, finalmente allineata a quella delle altre maggiori organizzazioni scout europee. Nonostante la maggiore distanza e il conseguente costo, l'obiettivo è di portare in Cile un numero di persone simile a quello del precedente Jamboree in Olanda nel quale avevamo segnato il record storico per la partecipazione italiana. Al Jamboree la delegazione italiana quindi di ottocento persone circa, ma la partecipazione dovrà essere molto più vasta e dovrà davvero coinvolgere tutti gli oltre duecentodiecimila scout e guide italiani, nel senso che tutti insieme dovremo ritenerci partecipi e responsabili dell'avvio di un grande processo che "costruendo insieme la pace" realizza il sogno di B.-P. e lo scopo stesso per cui egli fondò lo scautismo. Il Jamboree e la costruzione della pace. Il prossimo Jamboree rilancerà con forza questo obbiettivo e questo dovere dello scautismo: dimostrerà come il metodo debba centrare la sua forza nel servizio, come il grande gioco abbia un fine educativo preciso. Le cento lingue nazionali diranno che la pace è indivisibile e che si raggiunge insieme, i canti proclameranno che non c'è scautismo senza internazionalità, caratteristica costitutiva indispensabile del movimento fondato da B.-P. I nostri ragazzi e le nostre ragazze presenti dovranno dimostrare quanto hanno realizzato tutti i duecentodiecimila per la costruzione della pace nelle loro attività e nelle occasioni di solidarietà internazionale promosse dall'associazione. Si eserciteranno alla comprensione di culture diverse, scoprendo in particolare quelle del Sud America, usciranno dal "villaggio Jamboree" per vivere la stupefacente natura ed incontrare la gente dei villaggi, ai quali lasceranno un segno di servizio. Celebreranno il nuovo anno 1999 anche in una grande manifestazione che riunirà per la prima volta tutte le famiglie religiose presenti nello scautismo. Non c'è evento di nessuna organizzazione che abbia la stessa forza e lo stesso fascino del Jamboree mondiale. Tuttavia, come per la rosa del Piccolo Principe, la sua grande bellezza risiede nella cura con cui, noi duecentodiecimila, sapremo prepararlo.


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Capodanno 1999 in Cile

(luglio 1997)

di Margherita Calabrò, Franco Iurlaro e Alessandro Salucci
Capi del contingente Agesci

L'Agesci dà grande peso al Jamboree. L'incontro mondiale voluto da B.-P. per dare già allora un grande segno al valore della diversità, è considerato dalla nostra associazione un'importante occasione educativa, non solo un ritrovo colorato con un grande mercato per gli scambi di distintivi. Il consiglio nazionale infatti ha approvato la partecipazione al Jamboree di un contingente di ben 16 reparti, composti ciascuno da 3 esploratori e guide, 4 capi e un assistente ecclesiastico; a questi si aggiungono 24 capi per il quartier generale, per un totale di 680 persone. Discuteremo in futuro sulla rivista dei contenuti educativi che vogliamo dare al Jamboree cileno: oggi tuttavia è urgente parlare di quattrini. Si è stabilita infatti la ripartizione della spesa complessiva per ciascun partecipante, secondo la tabella qui sotto. Dall'organizzazione cilena sono giunte le date di scadenza per i versamenti delle quote che ognuno dovrà effettuare. Vi raccomandiamo di rispettare le scadenze, non per amore di burocrazia, ma perchè‚ la mole di lavoro e di spesa che affrontiamo è rilevante. Ogni variazione di tempo incide sulle previsioni dei bilanci provocando sbalzi, che richiedono margini elevati e che noi non siamo in grado di sostenere. Siamo certi della vostra puntualità, e confidiamo nel vostro aiuto per raggiungere uno degli obiettivi del Jamboree: la condivisione fraterna in stile di essenzialità. La puntualità è essenziale anche per godere delle agevolazioni e degli sconti che l'organizzazione cilena offre; la conseguenza del mancato rispetto è che i versamenti effettuati in ritardo dovranno essere maggiorati del 7%. Il versamento è rateizzato secondo lo schema riportato nella tabella. I ragazzi, i capi, i gruppi e le zone si rivolgeranno alle loro regioni per il versamento della quota; queste verseranno l'importo complessivo sul seguente conto corrente associativo. Il primo versamento avverrà entro il 10 novembre 1997, e il secondo entro il 15 marzo 1998. L'eventuale mancato pagamento della Zona o del gruppo riverserà l'onere sulla regione. Ci potrà essere, in ragione dell'oscillazione del cambio del dollaro delle quote sottoelencate. Si provvederà nel saldo della quota di partecipazione a comunicare l'eventuale adeguamento della stessa al cambio corrente che sarà versata a conguaglio. Sono già pervenute le schede, i termini di iscrizione all'evento sono scaduti. Ora inizia il tempo delle selezioni , ecco l'iter che viene seguito:

  1. Equipe internazionale di servizio. Le schede pervenute sono state tutte inoltrate in Cile. Sarà l'associazione cilena a compiere la selezione vera e, propria, secondo le competenze degli iscritti. L'Agesci sarà informata dai cileni sugli esiti della selezione. La partecipazione dell'equipe internazionale, che è autonoma e ha come riferimento l'associazione cilena, sarà sostenuta dall'Agesci con occasioni di informazione e di coinvolgimento con i reparti.
  2. Capi in staff. Sono pervenute molte schede di disponibilità, per cui si sta formando una graduatoria che verrà trasmessa alle regioni per le valutazioni di competenza. La graduatoria comprenderà quindi una lista di attesa per coprire i posti eventualmente liberatisi nell'ambito regionale. Nel caso in cui qualche regione non abbia ulteriori persone in lista, farà ricorso agli elenchi delle altre regioni. Entro giugno, i capi e gli assistenti ecclesiastici designati riceveranno la lettera di nomina.
  3. Ragazzi. Cercheremo di comunicare ai ragazzi e alle ragazze, prima dei campi estivi, i risultati della selezione, in modo che i gruppi possano saperlo al più presto. Per il 27-28 settembre abbiamo intenzione di comunicare agli staff la composizione dei reparti.

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Un'impresa sulla pace

(febbraio 1998)

Margherita Calabrò, Franco Iurlaro e Fra Alessandro Salucci
capi e a.e. del contingente Agesci

La sfida educativa che il Jamboree ci propone è di "costruire la pace". Questo è, infatti, lo slogan, anzi il motto del prossimo Incontro Internazionale degli esploratori e delle guide che si svolgerà in Cile. Vorremmo continuare la riflessione perchè‚ in questa fase di lavoro preparatorio ci sembra importante tracciare alcuni punti di riferimento, su cui fondare il cammino. "Parlare di questo evento vuol dire pensare ai pochi che avranno la fortuna di partecipare". Noi crediamo, invece, che questa è un'occasione importante per tutta l'associazione, che si è sempre impegnata con il servizio, per dare sostegno alle situazioni di emarginazione, povertà, violenza. Quindi, vorremmo interessare un pò tutti, pensando che nel contesto storico che stiamo vivendo, in cui i Paesi più poveri, oppressi dai regimi, sembrano aprirsi ai nuovi orizzonti di tutela dei diritti della persona umana, sia significativo ricercare l'armonia dell'uomo e della donna verso se stesso, il Creato, l'altro, il mondo.

Il Jamboree: occasione educativa

Il Jamboree è l'immediata percezione della vastità del mondo, della variegata soggettività, della molteplicità dei pensieri, di costumi, di modalità di dialogo, incontro, oltre il visibile che è costituito dalla lingua, religione, modalità di relazione. La sfida educativa più forte scaturisce proprio dalla consapevolezza della ricchezza della diversità che crea armonia, che genera curiosità, slanci di amicizia, generosità. Nella realtà sociale attuale, la diversità è fonte di forza, di discriminazione, di emarginazione. Non basta la nazionalità o il credo religioso a creare unità. Nel nostro tempo, le diversità culturali e sociali finiscono per ostacolare il progresso perché, rendano tali diversità elementi di disgregazione e di contrasto e non di novità, di sviluppo, di miglioramento delle condizioni di vita. Nel percorso adolescenziale, questa esperienza si inserisce nel processo verso la identificazione personale, contribuisce ad allargare l'orizzonte del proprio essere, il confronto con altri ragazzi e ragazze che in altre realtà caratterizzate culturalmente, socialmente e moralmente vivono le medesime dinamiche di crescita. Dunque, il Jamboree aiuta a mettere in dialogo le differenze, prima ancora ad evidenziarle, quindi confrontarle e poi a superare la tentazione di imprigionarsi in categorie "precodificate". B.P. diceva al suo primo discorso al Jamboree "esistono fra i vari popoli del mondo differenze di idee e sentimenti, così come ne esistono nella lingua e nell'aspetto fisico [...] Se facciamo prova di sì mutua tolleranza e siamo aperti allo scambio reciproco, la simpatia e l'armonia sprizzano naturalmente" e aggiungeva: "e se voi volete, partiamo da qui con la ferma decisione di voler sviluppare questa solidarietà in noi stessi e tra i nostri ragazzi, attraverso lo spirito mondiale della fraternità scout, così da poter contribuire allo sviluppo della pace e della felicità del mondo e della buona volontà fra gli uomini". Quanto B.P. enuncia è ancora attuale, è una proposta di itinerario di crescita e, lo è in particolare, in riferimento a questo Jamboree, il cui motto è "Costruiamo (o costruendo) insieme la pace".

La proposta educutivaPace è felicità, pienezza di vita, dignità dell'uomo, giustizia nei sistemi sociali ed economici, è adoperarsi per promuovere una migliore qualità della vita. Pace è simpatia, apertura e compassione verso ogni altro uomo; è lotta a tutte quelle forze che degradano l'uomo ed il mondo; è attenzione alla complessità perchè‚ la pace non sia solo di alcuni. Pace è sicurezza delle proprie scelte, coerenza di atteggiamenti, serenità interiore, volontà di orientare la vita in prospettiva, è capacità di vivere i conflitti interiori. Seguendo una concezione negativa frequente nella cultura attuale e forse, di immediata risposta da parte degli adolescenti, la pace è assenza di guerra. Preferiamo, invece, pensare ad un approccio positivo: la pace è un processo per realizzazioni socio-economiche che garantiscono il rispetto dei diritti umani e, quindi, una migliore qualità della vita. La persona ha sempre aspirato alla pace. In essa, infatti, si concretizza quell'esigenza di armonia e di completezza che possono dar senso all'esistenza e che racchiude lo stato della propria felicità. Ciò non esclude le situazioni di conflitto, nè le giustifica come passaggio per conseguire il fine positivo. Il conflitto ha la duplice sfaccettatura: può svilupparsi secondo un modello intimistico che rovina la quiete, ed è esso stesso violenza, o un modello conflittuale-violento, che è superato solo con strumenti altrettanto violenti e frontali. È possibile, invece, educare la persona a prevenire il conflitto e a porsi dinanzi in termini creativi e costruttivi che tendono nè ad escluderlo, nè ad ignorarlo, ma a risolverlo e affrontarlo. L'adolescenza, in fondo, è il tempo dei conflitti (bambino-ragazzo, genitori-ragazzo, coetaneo-coetaneo, scuola-ragazzo, cambiamenti fisici ed interiori). Potremmo dire che educare alla pace significa educare alla scoperta dell'ordine e armonia da stabilirsi con se stesso, con l'altro, con Dio, con la natura e l'ambiente. E questo richiede la fatica di imparare 1'arte dei costruttori di armonia. L'uomo e la donna della pace sono coloro che credono nella bontà del servire, nell'amore che supera e trascende la giustizia, che promuovono la relazione e il dialogo. Sono coloro che, sapendo di essere una realtà sociale, sentono il bisogno di interagire costruttivamente con la realtà che li circonda.

Il percorso educativo

  1. La prima idea chiave del percorso educativo è, allora, la formazione della dimensione personale per favorire una struttura della personalità non violenta, capace di gestire il conflitto, utilizzando strategie costruttive. Ciò implica saper: riconoscere il conflitto imparare ad accettarlo saperci vivere dentro risolverlo in modo costruttivo. La pace è prima un fatto individuale, interiore che coinvolge la vita in tutte le sue dimensioni: personale e associata, morale, culturale, sociale, politica, religioso.
  2. La seconda idea chiave: la pace è il futuro che garantirà la felicità del genere umano e per essere realizzata ha bisogno di rapporti positivi, cioè capacità di relazionarsi in maniera positiva:
    • consapevolezza dei rapporti esistenti con sé e con gli altri;
    • il ruolo e i condizionamenti dell'informazione;
    • ricerca e verifica di motivazioni etico-religiose, che stanno alla base dei rapporti;
    • la relazione educativa: clima partecipativo e dialogico con gestione democratica;
    • il dono del tempo e dello spazio della propria vita all'altro, come luogo di mediazione per costruire la pace.
  3. Il terzo punto chiave: è impossibile costruire la pace senza un diritto delle genti, una "legge" a cui tutti si sottomettano con libera scelta e "promessa". Senza una legge giusta che sia garanzia di rispetto non potrà mai esistere l'ordine che è la base dell'armonia. La legge poi impone la giustizia, vale a dire l'osservanza dei diritti di tutti e delle dignità di ciascuno. Ma tale cambiamento scaturisce anche dall'acquisire consapevolezza delle varie forme di diversità e di violenza strutturale, emarginazione, bisogni, diritti della persona, sfruttamento allo scopo di evitare pregiudizi, nella consapevolezza:
    • che la ricerca della giustizia è sempre legata al bene che si prova per l'altro
    • Che il bene che si desidera induce a ragionare sui sentimenti che governano le azioni
    • che il bene comune è riconoscere la priorità del benessere collettivo rispetto al bene personale; è superare l'indifferenza, oltrepassare la tolleranza per adoperarsi per l'altro
    • del diverso significato e valore del chiedere giustizia e farsi giustizia da sè.
  4. La quarta pista di riferimento è la memoria: per costruire la pace non si può prescindere da ciò che è stato, da ciò che è. Solo così si riesce a evitare gli errori già commessi nella storia, si favorisce la maturazione di uno spirito critico che fonda le scelte da tradurre in segni concreti. Se il Jamboree deve essere un'esperienza costrutti va di pace, deve anche offrire l'occasione per maturare un mandato: non serve imparare l'arte dei costruttori di armonia. È importante che ogni esploratore e ogni guida siano un messaggero di pace con gesti faticosi, ma significativi. Il passato aiuta a capire, a trovare le ragioni di certe cause e conseguenze, a evitare vecchi errori e a favorire percorsi di sviluppo. La storia coinvolge territori, culture, relazioni tra uomini. Consente di cogliere le diversità tra i popoli, aiuta a superare il limite quotidiano che non può essere vissuto senza pensare che l'azione di oggi è un seme che fruttificherà domani. La storia è superare la solitudine del momento insegna ad interagire perchè lo sguardo non sia severo, ma ottimista e orientato verso la promozione della persona umana.

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Due fra 24.900

(febbraio 1998)

a cura di Lia Sonnati

"La mia paura più grossa sul Jamboree è scoprire che tutti gli altri sono: più scout di me, che io sono la più imbranata", esordisce Camilla, "metti che piove e tutti sono organizzatissimi e si montano in tre secondi una copertura sai che figura faccio....
"Invece per me la delusione più grande e non riuscire a conoscere e, inserirmi anche con gli stranieri", afferma sicura Maria Laura.
Camilla e Maria Laura sono entusiaste di partecipare al prossimo Jamboree. Tra l'altro sono le prime del Firenze 9 a fare questa esperienza.
"Ci vuole una certa stoffa per fare queste" cose spiega Camilla "Quelli del nostro reparto sono tutti casarecci e poi i nostri capi se ne sono sempre strafregati di queste avventure mega.
Guardate ragazze che i vostri capi lo leggono "Proposta Educativa"...
Maria Laura: "Ma no, dai, non è proprio così. Cami, non ti ricordi che bel lancio ci hanno organizzato i nostri capi per comunicare al reparto che ci avevano prese al Jamboree? E gli altri del reparto? La, Maria e la Giulia si sono pentite tantissimo di non aver provato ad iscriversi anche loro. Il fatto è che a tutti sembrava impossibile poter partecipare realmente a questo evento mondiale.
"Quando sul giornalino ho visto l'invito a partecipare al Jamboree, non c'ho pensato due, volte", continua Camilla, "Sono curiosa di conoscere le tradizioni di tutti, di poter scambiare un sacco di fazzolettoni. Ce ne porteremo tanti del nostro gruppo: rossi e gialli."
"Mi sembra impossibile: 24.900 persone! Come faremo a comunicare?" si chiede Maria Laura "Non conosco nessuno che ci sia stato. Mi hanno entusiasmato molto le lettere di quelli chi ci sono già stati che ho letto su, Avventura!"
Camilla e Maria Laura si ritengono molto fortunate: "avremo un'esperienza in più rispetto agli altri, racconteremo tutto quello che abbiamo, visto e sentito!".
I vostri genitori? Dormiranno fra due cuscini mentre sarete via?
"I miei sono preoccupati per l'aereo", risponde Maria Laura, "e perchè‚ non mi possono sentire. Verrebbero anche loro in Cile con me.
Camilla: "I miei hanno paura che mi perda fra 24900 persone."
Immaginate per un attimo di essere gli organizzatori del Jamboree, sicuramente non potrebbe mancare ... ?
Maria Laura: "Un tuffo tutti insieme in un lago"
Camilla: 'Un mega torneone di palla scout".
E se potreste fare una critica agli organizzatori, quale sarebbe? All'unisono rispondono: "Non ci è arrivato niente, tutto è troppo vago... Sappiamo solo che sarà sulla Pace".
Immaginando ancora di poter invitare qualcuno al Jamboree, chi invitereste?
"Un vecchio scout amico dei miei, che ha: sempre sognato di andare al Jamboree e i suoi genitori non l'hanno mai mandato", risponde Camilla. "Io invece sicuramente inviterei la mia sorella, che per questa partenza è più emozionata di me", dice Maria Laura. Se i vostri capi vi accompagnassero all'aeroporto, il vostro saluto sarebbe... Camilla: "Cisi!", Maria Laura: 'Tornerò più grande!'.
Se vi dico ventiquattromilanovecento, come vi sentite?
Camilla: "Indispensabile".
Maria Laura: "Piccola".


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Lettera dell'ambasciatore del Cile

(febbraio 1998)

L'AMBASCIATORE DEL CILE
Bracciano, 20 settembre 1997
Al Contingente Italiano al 19 Jamboree Mondiale, Federazione Italiana dello Scautismo (FIS)
Dirigenti e capi del CNGEI e AGESCI

Nella mia qualità di Ambasciatore del Cile in Italia desidero rivolgervi un caloroso saluto ed un augurio sincero per l'impresa che vi accingete a realizzare partecipando al 19 Jamboree Mondiale che per la prima volta nella storia, si realizzerà nell'America Latina, in particolare nel Cile. Trentamila giovani scout e guide, da tutto il mondo - mi dicono 900 circa dall'Italia - conosceranno il Cile, la sua gente, la sua musica autentica, le sue tradizioni ancorate ad una terra per un verso simile all'Italia e dall'altro ancora terra di conquista. Oggi non più El Dorado dei conquistatori, ma una terra tesa alla ricerca di un benessere per tutti, senza distinzione. Troverete un paese diverso dalle tipiche cartoline sudamericane, troverete certamente delle montagne nuove, le Ande, dei frutti che non conoscete, del cibo mai assaggiato, ma anche un paese in grande e rapida crescita economica che usa normalmente il cellulare ed il personal computers, che produce tecnologia avanzata, che gode di un regime democratico sicuro, e che, infine ma non solo, ha gli occhi puntati sul futuro. E si nota, lo vedrete. Nella crescita di un giovane paese quantè‚ importante l'educazione della gioventù? Pensate che il Cile è un paese molto giovane e che circa l'80 per cento della popolazione si trova al di sotto dei 18 anni di età. Lo scoutismo, presente nel Cile fin dal i 908, può e deve fare ancora tanto per i nostri giovani, formarli in quella visione di servizio verso gli altri che fu l'intuizione del Fondatore, Lord Robert Baden-Powell, quell'amore attivo per la natura - molto prima che si iniziasse a parlare di politica verde - quella forma di socializzare in un gioco educativo che è alla base di una convivenza civile tra i popoli, che Baden Powell dava come rimedio per il raggiungimento di una pace universale. La pace, quindi, "costruendo insieme la pace". Non parlare di pace mà costruirla, come voi costruite i vostri campi scout, con sforzo, con impegno, nei dettagli, insieme, legno su legno, nodo su nodo. Quanto ancora da fare ma, quanta forza in tutti voi, nei vostri ragazzi e ragazze. Avete un compito immane, un obiettivo arduo da raggiungere, ma senza di esso il mondo non potrebbe avere un futuro sereno e giusto ed i nostri sforzi come uomini di Stato, come diplomatici, sarebbero inutili.

Dipende da Voi.
Avete tra le vostre mani la pace. Fatela crescere.
Grazie.

Jorge Jimenez
Ambasciatore del Cile


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Lo spirito del Jamboree

(giugno 1998)

di Don Alessandro Salucci
A.E. del contingente Agesci

In inglese la parola "Jamboree" indica un momento di incontro festoso, allegro, scherzoso. Ma mi piace pensare che questa parola derivi invece da jam: "marmellata". Ed in effetti la particolare atmosfera del Jamboree è forse dovuta alla "marmellata" di popoli che lì si incontrano. Il Jamboree infatti è un luogo magico, dove gli idiomi delle lingue si incrociano al pari dei tanti colori delle uniformi, dei tanti e diversi tratti somatici e delle tante credenze religiose. Il Jamboree è la grande festa della fratellanza mondiale, forse il segno più evidente dell'ideale di pace e fratellanza che spinsero B.P. a cercare di dar vita, con successo, al movimento scout. L'avventura del Jamboree assumerà le forme del gioco, dell'incontro, dell'amicizia e della fratellanza, ma sarà anche canto di lode a Dio di ogni uomo. Vorrei allora qui raccontarvi come i membri del contingente Agesci offriranno il loro contributo per questo "canto a Dio". La gioia del Jamboree sarà infatti anche la gioia dell'espressione della nostra fede, una fede forse incerta in qualcuno e problematica in altri, ma che comunque vuole essere espressa e giocata, almeno come proposta.

L'itinerario di catechesi

L'articolazione è fatta in modo sintetico ma spero sufficiente a dare un'idea della serietà e dell'impegno, che motivano tutti verso questa scommessa che ci impegnerà in Cile, tra la conclusione di quest'anno e l'inizio del nuovo. L'itinerario si articola secondo alcuni contenuti essenziali che si snodano partendo dal tema stesso del Jamboree: costruendo insieme la pace. L'impegno a "costruire insieme la pace" se da una parte ci schiaccia, per la sua potenza educativa, al tempo stesso ci solleva, perchè‚ per il cristiano esso si traduce con il cuore del messaggio del Cristo: essere costruttori del Regno di Dio. Quale miglior tema dunque per questo itinerario di catechesi se non quello delle "Beatitudini". Quelle sempre commoventi parole pronunciate da Gesù da un colle della Palestina, sono infatti la legge del cristiano, la sua norma di vita, i pilastri portanti necessari alla costruzione di quella stupenda cattedrale che si chiama Regno di Dio. Le Beatitudini sono inoltre collegate alla "Legge scout". Tra queste due regole di vita non c'è contraddizione, quanto piuttosto complementarità. La Legge scout è una modalità particolare, ridotta forse, ma concreta, del vivere le Beatitudini. Questo è il concetto. A esso (in perfetto stile "Sentiero Fede") abbiamo congiunto un simbolo, quello del pane. L'esperienza (la parte mancante della tripletta) ovviamente sarà quella che il Jamboree ci offrirà giorno per giorno, nel suo imprevedibile svolgersi.

Preghiera a tre dimensioni

La preoccupazione è stata quella di offrire un momento che sia al tempo stesso di proclamazione della Parola (missione profetica), di celebrazione liturgica (missione sacerdotale) e di impegno concreto nella costruzione del Regno (missione regale). La dimensione liturgico-sacramentale si concentrerà attorno a quattro celebrazioni Eucaristiche, che andranno a "illuminare" il ricco periodo liturgico che vivremo (siamo in pieno tempo natalizio). Ci saranno due S.Messe per reparto di formazione, una di tutti i cattolici presenti al Jamboree, una di contingente, per la quale si è pensato ad un momento di coinvolgimento gioioso. I canti particolarmente coinvolgenti e ritmati esprimeranno la gioia dell'essere insieme al Signore Gesù, che ha posto la sua tenda in mezzo a noi, come ci ricorderà la lettura del Vangelo prevista dal Lezionario per quel giorno. Inoltre per questa S.Messa si userà il Canone III del Tempo di Natale della Messa dei fanciulli, che esprime anche nelle parole il tema della pace, della fratellanza e della gioia, ovvero che raccoglie e celebra il senso profondo del Jamboree. La seconda importante sezione dell'itinerario è data dalla serie di attività di catechesi di circa trenta minuti ciascuna ogni giorno. Ognuna di queste attività giornaliere si svolgerà secondo questo semplice schema: proclamazione della Parola (una lettura biblica), a cui seguirà la celebrazione della Parola con un canto litanico, o un salmo, un gioco. Poi si presenterà la Beatitudine scelta per quel giorno facendo attenzione all'attualizzazione del rapporto tra Parola di Dio, Beatitudine e simbolo del Pane. La conclusione sarà fatta leggendo uno dei messaggi papali per la giornata mondiale della Pace a cui si legherà di seguito uno o più articoli della Legge Scout. Lo schema delle letture e dei contenuti è ovviamente unico per ognuno dei reparti di formazione. Ciò però non toglie niente alla creatività di ogni staff e di ogni assistente ecclesiastico, che potrà trovare il modo migliore per presentare le letture, o i canti, o le celebrazioni simboliche, oltrechè‚ i modi per attualizzare il tema della Beatitudine e quanto altro.

Il simbolo del pane

Esso sarà il filo conduttore di tutta l'attività catechetica, che dovrebbe permettere di non disperdere i contenuti offerti. Il pane è l'alimento per antonomasia, tanto che ad esso è collegato un ricco patrimonio di suggestioni e di significato, Al pane sono state quindi associate alcune caratteristiche che gli sono proprie (Pane della condivisione, Pane della fratellanza, Pane che sazia, Pane che si fa plasmare, Pane della Provvidenza... ). Ognuna di esse verrà messa in evidenza, giorno per giorno, grazie alla lettura biblica (momento della proclamazione della Parola) che è stata scelta in stretta attinenza. Rivolgendosi a persone di branca E/G le letture sono state volutamente tratte dall'Antico Testamento, evidenziando episodi che si caratterizzano stilisticamente come "racconti". Sarà compito poi di chi presenta la catechesi evidenziare questo rapporto stretto tra la Lettura proclamata, il simbolo espresso nel pane e la Beatitudine che ci sarà richiesto di realizzare. Il simbolismo del pane avrà il suo apice con il tema del "Pane Eucaristico" (nella catechesi del penultimo giorno) e verrà ripreso il giorno seguente (giorno dell'Epifania) durante la celebrazione Eucaristica.

Prima del Jamboree

Gli staff dei reparti di formazione inviteranno gli esploratori e le guide che parteciperanno ad andare a raccogliere al momento della mietitura , una manciata di spighe di grano. Per secoli la mietitura è stata momento di festa, e così la celebrano ancora oggi alcune comunità contadine. I ragazzi dovranno inserirsi in questo contesto e la "raccolta" delle spighe che faranno dovrà avere un suo significato al tempo stesso liturgico e di condivisione con quanto la mietitura ha di significato. Ogni staff valuterà al meglio tradizioni e costumi regionali di questo antico rito e vi inserirà un gesto che sia simbolico e significativo, che può essere un messaggio da parte dei ragazzi , lo spiegare a cosa serviranno queste spighe, e quanto altro ognuno riuscirà in modo creativo a trovare. Queste spighe verranno poi macinate e raccolte assieme a quelle degli altri membri del proprio reparto. Il grano macinato sarà dovutamente raccolto in uno spazio che ogni reparto di formazione avrà, nel suo campo e predisposto per essere il luogo della "Presenza". Ogni mattina, a chiusura della catechesi, i ragazzi verranno invitati a vivere la Beatitudine del giorno e l'articolo della legge che è collegato al messaggio della pace. A fine giornata poi si chiederà a chi ha vissuto con particolare intensità questa beatitudine o questo articolo della legge di prendere un cucchiaio della farina, preparata nel modo che abbiamo detto, e di porla in un recipiente inizialmente vuoto e poi via via sempre più pieno "del nostro impegno" a essere popolo di Beati e quindi "costruttori del Regno di pace".


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