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L'Informatica Nuova Frontiera; gli aspetti educativi dell'informatica applicati al metodo scout.
Eremo di Ronzano (Bo), 3-4 febbraio 1996

Relazione: "Educazione e Informatica"

A cura di Fabrizio Mastrofini,
giornalista di Radio Vaticana.

<<Lo scenario, cui siamo di fronte, e` quello della societa` dell'informazione.
Ma prima di chiarire che cosa voglia dire occorre fare una premessa sulla tecnica. Del resto lo sviluppo dell'informazione e` uno sviluppo tecnologico. A cosa serve la tecnica? Dando uno sguardo al passato, una prima risposta ci viene dall'Illuminismo: dove il progresso della ragione rappresenta l'uscita dell'uomo dallo stato di minorita`. Sul ruolo della tecnica c'e` sempre stato un grande dibattito. Marx - per fare un nome obsoleto - ne critica lo sfruttamento che compie sul lavoratore, ma pensa che la societa` futura vedra` gli uomini affrancarsi dalla schiavitu` del lavoro materiale lasciandolo alle macchine. Ad un altro estremo, Heidegger pensa che la tecnica sia espressione massima della metafisica, cioe` come volonta` di dare un segno di appropriazione del mondo. Una posizione intermedia interessante e` quella di Locke, che partecipa alla mentalita` moderna, infatti secondo il suo pensiero lavorare corrisponde ad appropriarsi, cioe` dare un segno che fa diventare un oggetto proprio.
Il dibattito sulla tecnica e` ovviamente molto vasto. C'e` chi pensa che sia in se` neutrale e dipenda dall'utilizzo che l'uomo ne fa e chi pensa che la tecnica nella sua versione occidentale sia volta allo stabilire un dominio sul mondo e sugli altri uomini. Quest'ultima e` la mia posizione. Penso - per fare un esempio - che la bomba atomica non sia un incidente di percorso, un uso cattivo ma bensi` il punto di arrivo di una tecnologia che piega la scienza a scopi di dominio. Quindi dietro la bomba non c'e` il cattivo di turno ma una volonta` di dominio.
Il risvolto e` che nell'era della tecnica, non siamo in grado di risolvere i problemi relativi al significato da dare alla nostra vita. Siamo a piu` di due secoli dall'Illuminismo, siamo nell'era delle risposte scientifiche, ma siamo anche nell'epoca in cui aumenta il ricorso alle sette, agli esoterismi, alla New Age, all'irrazionale ed all'occulto.
Perche` tutto cio`? Perche` la tecnica non risponde alle domande di senso. Il ragionamento molto in sintesi e` questo: quando uno ha dei bisogni materiali sostanziali da soddisfare (ad esempio la fame) non ne ha di immateriali. Pero` una volta soddisfatti i primi, ecco che gli altri si fanno piu` pressanti e quando uno li puo` soddisfare tutti non sa piu` chi e`, perche` vive e dove va. Pressappoco siamo a questo punto. La tecnica apre, come suo risvolto, alla questione del "a che serve vivere": non ci interessa che piu` di mezzo mondo muoia di fame, abbiamo una disperata ricerca di senso da compiere.
Questa ricerca e` ancor piu` disperata perche` la caratteristica della societa` in cui siamo e` la complessita`, manca un centro visibile ed evidente, manca un progetto condiviso, si ha invece una proliferazione di linguaggi specialistici ed impermeabili.

Ma che c'entra tutto cio` con l'educazione e con l'informatica?
A mio avviso l'informatica e` tecnica in senso pieno e pienamente contraddittorio: espande la possibilita` di conoscere ma rinvia al singolo la domanda "a cosa mi serve?". Certamente posso usare il computer per scrivere, per archiviare, per giocare, anche per attivita` scout di qualsiasi tipo, tuttavia e` poco piu` che un ausilio per alleviare il lavoro. Se diventa fine a se stesso mi devo chiedere: "a che mi serve?". Presto o tardi l'interesse finisce e la macchina da mezzo per aiutarmi diventa un fine.
Internet, con la sua filosofia "esserci per esistere" e` l'ultima espressione della societa` dei consumi. Ma a cosa serve? Estremizzando, le giovani generazioni lo usano per gioco e gli adulti per lavoro; in realta` in mezzo troviamo gli studenti (la scuola e` in ritardo!) che non sanno come utilizzarlo per studiare e quelli come me che cercano risorse per lavorare meglio e approfondire la conoscenza del mondo. E` un po' poco? Tutto e` relativo alla cultura che si ha.
L'educazione e l'esercizio di una capacite` critica non e` adattamento passivo al mondo che mi circonda, ma inserimento attivo in esso. L'individuo bene adattato e` colui in grado di valutare criticamente, in base alle proprie potenzialita` ed ai propri interessi per poter scegliere. Cio` e` possibile quanto piu` si ha la possibilita` di conoscere.
E qui arriviamo al nodo cruciale: conoscere ovvero sapere, essere informati. In realta` abbiamo piu` informazioni di quelle che ci servono, un vero e proprio surplus: cosa ne facciamo? Indigestione o uso critico? E come? Personalmente non ho una risposta a questa domanda: pongo l'interrogativo e vorrei che una risposta uscisse semmai dai vostri interventi. E` un dato di fatto che il fracasso della macchina delle notizie, il surplus, costituisce un ostacolo: ci fa cadere nella trappola secondo cui l'informatica e` tanto bella, e` da esercitare ai massimi livelli dando un volto umano alle macchine, sminuendo ogni capacita` critica e di discernimento.
A questo punto e` necessario spiegare cosa si intende per societa` dell'informazione: il circuito del consumo, l'immateriale, la grande massa di informazioni, essere presenti che significa esserci, cioe` esistere, e se non si parla di noi allora non esistiamo.
Ma chi e` presente e chi no sullo scenario mondiale. Sicuramente ci sono i grandi gruppi, il consumo, le regole che inducono a seguire l'aggiornamento tecnologico, senza scordare cio` che dicevo all'inizio sulla tecnica che da un lato ci fa capaci di un potere sugli altri e dall'altro ci rende vittime del potere di chi manovra le leve del consumo stesso. Poi c'e` la grande massa di informazioni che non ci serve ed il Terzo Mondo che non e` sulla scena: non e` di moda parlarne ma e` necessario farlo poiche` costituisce la cartina al tornasole del nostro presunto benessere.

Come discernere e che cosa? Ecco alcune regole:

Perche` il potenziale positivo e` la liberta` di accesso anche per gli hackers, ovvero informazioni disponibili per tutti. Si sa che farne se dietro c'e` una teoria della democrazia e una visione della politica. E` un discorso che va troppo in alto?

La conclusione di quanto detto finora e` la seguente. Ho visto che utilizzate molto l'informatica nell'attivita` scout ovvero che ci sono sperimentazioni avanzate e molto interessanti. Ma a mio avviso e` tutto inutile, anzi controproducente, anzi uno scimmiottamento se questo uso dell'informatica non viene svolto per dare ai ragazzi una visione alternativa della tecnica. Ad esempio li si potrebbe aiutare a impostare meglio i compiti per la scuola e le ricerche: si potrebbe riflettere su come aiutare chi e` piu` indietro nella scuola; su come aiutare chi non se lo puo` permettere (altrimenti lo scautismo e` solo per ricchi... un dubbio che mi e` rimasto dentro da quando ero scout a mia volta): si potrebbe riflettere sulla tecnica e sulle sue potenzialita` e limiti: su cosa significa mettersi a dialogare con situazioni e gente al di la` di uno schermo mentre la vita normale e` dialogo faccia a faccia cioe` relazione; su come si trasforma la nostra vita quotidiana e che tipo di uomo c'e` dietro... e cosi` via. Ecco allora che l'informatica diventa un mezzo e non un fine, come la tecnica: e` un mezzo e non un fine.>>

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